Villa Mathilda fuori norma saranno abbattuti i balconi

Il commissario Penta annulla la concessione edilizia: non rispetta le distanze I confinanti avviano la causa civile: edificio troppo vicino anche al fronte strada


di Davide Pasquali


BOLZANO. Sei pagine, fitte fitte di riferimenti giuridici, vergate di proprio pugno dal commissario straordinario Michele Penta. Una comunicazione che annulla la concessione edilizia per la Villa Mathilda, perché sul lato nord non rispetta le distanze prescritte dalla normativa: 10 metri, che devono valere a Bolzano come in Liguria o Sicilia. Lo ha stabilito, e da tempo, la nostra corte costituzionale. L’ordinanza di sospensione e di demolizione dei balconi e di una porzione del muro esterno verrà firmata in settimana. Facile, se non certo, che i committenti impugneranno, ma mentre in passato il Comune era schierato dalla loro parte, ora se lo troveranno contro. Vicini e municipio ora viaggiano sulla medesima lunghezza d’onda. E non è finita, perché i vicini non retrocedono nemmeno sulla causa civile, nella quale, oltre a un risarcimento danni, si chiede anche il rispetto delle distanze sul fronte strada, sia in via Virgilio che in via Cesare Battisti. «E si contesta che da un edificio di tre piani fuori terra ne sia uscito uno da sei», sintetizza semplificando assai l’avvocato Igor Janes, in nome dei ricorrenti che si sentono danneggiati dalla nuova costruzione. Si chiederà un ridimensionamento della palazzina compreso fra i 300 e i 400 metri cubi.

Inizialmente il Comune aveva difeso la concessione edilizia approvata dalla commissione municipale preposta. «Ora il commissario si è avveduto dell’errore, ha approfondito». E, visto che le norme vigenti permettono di fare marcia indietro entro 18 mesi, ha annullato parzialmente la concessione edilizia, per la parte che riguarda proprio il lato nord.

Da piano terra all’ultimo piano, ora dovrà essere abbattuto un balcone a piano (profondo 1,80 metri), mentre l’edificio, in corrispondenza dei balconi dei vicini che hanno avviato il ricorso, dovrà essere ulteriormente ridimensionato e fatto arretrare; a seconda dei diversi tratti, si ricaveranno rientranze di differente profondità.

A prevalere, scrive Penta alla committenza, non è l’interesse economico della ditta bensì quello pubblico: salvaguardia di imprescindibili esigenze igienico-sanitarie. «Che il limite dei 10 metri vuole appunto garantire, prevenendo la formazione di intercapedini nocive». I vicini, spiega, «subiscono dannose e illegittime perdite di luce e di aria, oltre a subire una diminuzione dei parametri igienico sanitari dovuti alla violazione delle distanze dei 10 metri». E non è finita: gli acquirenti dei nuovi alloggi «saranno esposti a responsabilità in sostituzione della parte venditrice, da far valere entro 20 anni».

Alla ditta «rimane sempre la possibilità di realizzare le previste unità immobiliari per circa 80 mq, che comprendono ulteriori due balconi». In pratica, «sui tre balconi previsti nel progetto iniziale ne viene eliminato uno, con una possibile risega nell’immobile di profondità compresa tra un metro e circa 50 centimetri». La riduzione in pristino, chiarisce Penta, «è sempre possibile, salvo problemi di ordine statico. Problemi, questi, nella fattispecie non sussistenti». Penta tiene inoltre a rimarcare: «L’attuale situazione è stata determinata dal comportamento proprio della ditta che, nonostante fosse stata resa edotta della problematica relativa alle distanze in ordine alla concessione edilizia, ha proseguito celermente nei lavori, allo scopo di evitare l’annullamento in considerazione del relativo stato di avanzamento».

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