Violenza sul nipote, ora deve risarcire 

L’uomo, 40 anni altoatesino, costretto dal giudice Michaeler a versare una somma per i prossimi 15 anni al giovane



BOLZANO. Lo aveva invitato a casa con la scusa di guardare assieme la partita di calcio, ma invece che sintonizzarsi sull’incontro, lo zio, 40 anni, aveva messo una cassetta hard. Quindi aveva molestato sessualmente il nipote, un giovane di 22 anni con un’infanzia difficile alle spalle e per questo seguito anche dai servizi sociali.

È accaduto, lo scorso anno, in Alto Adige: ieri il patteggiamento davanti al giudice Peter Michaeler.

La vittima ha raccontato quanto successo quella sera a casa dello zio ad un’assistente sociale che a sua volta ne aveva parlato alla mamma del giovane, sorella dell’imputato.

È così che era scattata la denuncia e gli investigatori hanno ricostruito la drammatica vicenda consumatasi in un contesto di povertà economica e soprattutto culturale.

A quanto pare c’è stato un solo episodio, sufficiente però a lasciare il segno in quel giovane costretto fin da piccolo a fare i conti con una serie di problemi e difficoltà.

Lo zio, interrogato, ha ammesso le sue responsabilità.

La pena prevista per questo tipo di reati è di cinque anni; il giudice Michaeler ha condannato l’uomo a due anni con la condizionale, in quanto ha potuto beneficiare della riduzione derivante dalla concessione delle attenuanti generiche e dal rito scelto (patteggiamento).

Michaeler lo ha quindi condannato a risarcire la vittima (l’importo non è stato reso noto). Dovrà pagare - con un ordine permanente dato alla banca e non revocabile - una certa somma mensile per i prossimi quindici anni.

La cifra fissata è commisurata alle modeste disponibilità economiche dell’uomo, ma almeno c’è la certezza che ci sarà un risarcimento economico concesso alla vittima per il grave abuso subìto.

Il rischio di comminare pene troppo elevate a persone che, si sa già, non avranno mai la possibilità di pagare, è che alla fine la vittima non riceva niente.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













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