Vive da 4 anni da vegetale L’assicurazione non paga 

È la storia del ragazzino di 12 anni salvato in extremis nella vasca dell’Acquarena Non si è mai ripreso. È in coma per gravissimi danni cerebrali. In due a processo


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Continua davanti al giudice di pace il braccio di ferro legale legato al dramma del ragazzino di 12 anni che il 7 giugno 2014 rischiò di annegare nella piscina estiva più grande dell’Acquarena di Bressanone. Ieri la nuova udienza programmata davanti al giudice di pace a carico di un responsabile della struttura e del capo bagnini (accusati di lesioni colpose gravissime) è stata rinviata al 19 dicembre a seguito dell’astensione dalle udienze indetta anche in Alto Adige (come nel resto d’Italia) dagli avvocati penalisti, mobilitati contro la decisione del governo di riformare la normativa sulla prescrizione dei procedimenti. Per la famiglia del ragazzo (che oggi ha quasi 17 anni) si è trattato di una nuova tappa di dolore e di rabbia a seguito della difficoltà di giungere ad una sentenza che possa in qualche modo aiutare i genitori ad affrontare la situazione. Dal giorno dell’incidente, infatti, il ragazzo è in coma profondo ed in stato vegetativo. Come si ricorderà il giorno del dramma venne salvato in extremis dai bagnini della struttura dopo l’allarme lanciato da una giovane nuotatrice che si era accorta del corpo esanime di un bambino sul fondo della vasca.

La vittima venne recuperata e riportata a galla ancora in vita ma i danni al cervello provocati dalla mancanza prolungata di ossigeno si sono rivelati gravissimi e, sino a questo momento, irreversibili. Da quel momento, infatti, il bambino non ha più ripreso conoscenza ed ancora oggi vive in uno stato vegetativo (senza alcuna attività cerebrale), accudito e curato amorevolmente dai suoi genitori che vivono ormai un incubo senza fine, privi di alcun aiuto di carattere economico. Le due assicurazioni chiamate in causa non hanno ancora pagato un euro. Come detto il ragazzo oggi ha quasi 17 anni. Fisicamente sta crescendo e si sta facendo uomo ma l’attività cerebrale è completamente spenta e le speranze che possa riprendersi sono sostanzialmente nulle. I genitori (che si sono costituiti parte civile con l’avvocato Marco Mayr) combattono tutti i giorni la loro battaglia di speranza. Il ragazzo ha bisogno di assistenza 24 ore su 24, viene alimentato con l’utilizzo di sondini, dev’essere costantemente monitorato.

Andare avanti senza un aiuto economico è massacrante ma l’assicurazione, come detto, ha confermato anche nelle ultime udienze che non intende anticipare nemmeno un centesimo perchè - sostiene - ha diritto a tutelarsi. Difficile dare una interpretazione a questa presa di posizione anche se è chiaro a tutti che con il ragazzo formalmente in vita (ridotto ad un vegetale) i danni quantificabili sono molto più pesanti (anche per i costanti costi di assistenza ed il continuo dramma vissuto in famiglia) rispetto all’ipotesi di un decesso. E’ brutale dirlo, ma il sospetto è che le assicurazioni cerchino di procrastinare i tempi del pagamento in attesa che la tragedia giunga ad una conclusione. Una logica legata a questioni di cassa che rischia di essere pagata a caro prezzo dai due imputati a giudizio davanti al giudice di pace di Bressanone, il dottor Gottardo Giatti. I due imputati accusati di responsabilità colpose (difesi dagli avvocati Tonon e De Paola), per il momento non possono (se necessario) chiedere le attenuanti del danno risarcito. Si tratta di un bagnino (che al momento del dramma non sarebbe stato concentrato nel controllo della vasca) e del rappresentante legale di una società di consulenza a cui la direzione dell’Acquarena aveva affidato l’organizzazione operativa del servizio di sicurezza nelle varie piscine.

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