Chalet abusivi, carte spedite in Procura 

Le ha inviate il Comune ad ottobre per poter disporre dei sopralluoghi. Per diverse casette si prefigura la demolizione


di Luca Masiello


BRESSANONE. Si chiamano “Schrebergärten”, termine tedesco in uso comune per definire quegli appezzamenti di terra che vengono affittati per coltivare un orticello: un cittadino paga l’affitto al proprietario, così in primavera getta i semi per avere la verdura fresca per tutta l’estate, e su quella piccola area può costruirci anche un capanno per gli attrezzi.

Ai confini di Millan, dove la notte scorsa sono intervenuti i vigili del fuoco per spegnere un rogo, però, la situazione deve essere scappata di mano a qualcuno: amplia un po’ qui, costruisci un po’ lì, e da un capanno per gli attrezzi ecco uno chalet. In zona il fatto è noto, in quei quasi 10 mila metri quadrati, suddivisi in 55 orticelli c’è un’intera comunità formata da brissinesi, molti dei quali pensionati, che si incontra, passa dei momenti in allegria, e in molti approfittano del proprio “capanno degli attrezzi” anche per passare la notte. Nulla di male, se non fosse che la legge non lo prevede. Così, più di qualcuno in passato ha deciso di sporgere formale reclamo al Comune, denunciando di fatto una situazione di illegalità. «Ci sono delle regole per la costruzione di capanni in queste aree destinate al tempo libero, e secondo chi si è rivolti a noi, in molti non le hanno rispettate», spiega il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune, Manuel Pastore. L’estate scorsa lui e gli agenti della polizia municipale si sono recati sul posto per dei rilievi. «Ma l’area sorge su una proprietà privata, per cui non abbiamo potuto effettuare le misurazioni - spiega - ma da quello che abbiamo potuto constatare, non tutti si sono attenuti alle regole». No, perché da quello che si può scorgere passando da quelle parti è che certi capanni, che non dovrebbero superare i 18 metri cubi e non dovrebbero essere più alti di 2 metri e 80, sembrano proprio delle belle villette immerse nel verde, con tanto di comignolo per il fuoco, verande e nani da giardino.

«Quindi, neppure un mese fa, ci siamo dovuti rivolgere alla Procura, chiedendo una delega per l’indagine, e l’autorizzazione ad entrare per poter effettuare le misurazioni», continua Manuel Pastore. E cosa accadrà nel caso di inadempienza delle regole? Il sindaco dovrà emettere un’ordinanza, e tutte le casette dovranno essere messe a norma, chiaramente a spese di chi le ha costruite.

Tempistica curiosa: a distanza di poco tempo dall’avvio delle indagini del Comune si è sviluppato il rogo. «Controlli tardivi, dovevano pensarci molto prima», attacca il consigliere Antonio Bova, che ha già presentato una’interrogazione a riguardo: «Da anni residenti si lamentano di fumo proveniente dalle casette che lascia pensare a stufe a legna e bivacchi - spiega - la presenza di bombole di gas, poi, è inquietante».













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