Irregolarità negli alpeggi In 12 sotto inchiesta 

Le indagini in val di Vizze. Contestato il reato di falsa attestazione per ottenere i contributi Redatto un fascicolo di 800 pagine: le indagini sono state curate dalla Forestale di Vipiteno



Val di vizze. La guardia forestale di Vipiteno ha riscontrato negli alpeggi della val di Vizze irregolarità che si potrebbero quantificare in una somma vicina ai 200 mila euro: sono sotto inchiesta una dozzina di agricoltori, ed è stato presentato un esposto alle procure di Padova, Trento e Bolzano. Ad annunciarlo è Bruno Brandelli, comandante della stazione forestale che nel corso degli accertamenti ha redatto un fascicolo di 800 pagine. Le irregolarità sono emerse nel corso di operazioni di controllo delle attività d’alpeggio. Ci sarebbe una discrepanza notevole tra i bilanci dichiarati e le attività effettive delle malghe. Per comprendere meglio la vicenda, però, bisogna fare un passo indietro. A partire dal 2014, gli agricoltori della val di Vizze hanno dato in locazione le superfici per l’alpeggio a grossi imprenditori agricoli, soprattutto del Nord Italia. Questi ultimi, però, non vi avrebbero fatto pascolare il bestiame, pur incassando i contributi provenienti dalle casse dell’Unione europea. Con i loro animali gli agricoltori locali garantivano ai locatari non altoatesini l’utilizzo minimo previsto per l’assegnazione di contributi (che vanno fino ai mille euro per ettaro). Così facendo, potevano sfruttare gli alpeggi nonostante questi fossero affittati. La guardia forestale ha condotto controlli su circa 6-700 ettari a partire dall’estate 2017. Nel tempo sono emerse ulteriori irregolarità: dopo lunghe ricerche, non sono stati trovati sugli alpeggi i bovini che secondo i registri delle malghe ci avrebbero dovuto pascolare. Poi sono stati trovati nelle stalle delle imprese agricole della valle. In seguito si sono intensificati i controlli, ricostruendo e verificando tutti i movimenti degli animali annotati sui registri fin dal 2014. È stato constatato che da giugno a settembre decine di marchiature erano state iscritte nei registri coi codici di malghe diverse. Sulla carta veniva quindi dichiarato che in questo lasso di tempo le stesse mucche erano state trattenute contemporaneamente nel Comune austriaco di Finkenberg, nella Zillertal, e in quello italiano di Vizze. Ma le attività annotate non corrispondevano alla realtà.

Per esempio, i pascoli erano stati dichiarati suddivisi in lotti fondiari che però erano separati solo da un cespugli o che per la configurazione del suolo erano inaccessibili ai bovini. Inoltre nei registri di parte degli alpeggi figurava un numero di animali molto più elevato rispetto a quello effettivo. Le guardie forestali hanno anche appurato un’esigua attività di sorveglianza degli animali all’alpeggio, e gran parte delle pecore e delle capre è stata rintracciata in località parecchio al di fuori delle superfici affittate, anche a una distanza tra i quattro e i cinque chilometri, su appezzamenti dove il pascolo non era autorizzato e senza il permesso dei proprietari, contrariamente a quanto prescritto dalla legge provinciale. I forestali di Vipiteno sono stati coadiuvati dagli uffici competenti di Innsbruck, di Vienna, di Padova, di Trento e di Bolzano, così come dal Servizio veterinario provinciale. «Si trovano sotto inchiesta una dozzina di agricoltori altoatesini e del Nord Italia», fa sapere Brandelli. Il fascicolo è al vaglio delle procure di Padova, Trento e Bolzano. «Sarà verificato se i fatti descritti siano da ascrivere ai reati di falsa attestazione per l’ottenimento di contributi pubblici, di frode e di associazione a delinquere. In questo caso, il codice penale prevede fino a sei anni di reclusione». S.M.













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