Bressanone

L’invalido che da nove mesi aspetta l’ascensore 

L’ex autista in pensione Ferdinando Feudo: «Mi è stata amputata la gamba a gennaio e dipendo da moglie e figlio. Salire quei 48 gradini fa malissimo». L’Ipes: «Siamo in dirittura»



BRESSANONE. Sembra destinata a concludersi con il lieto fine, la vicenda del brissinese Ferdinando Feudo, da mesi costretto a casa su una sedia a rotelle dopo un’operazione nel corso della quale i medici hanno deciso di amputargli la gamba.

Da quel momento, la sua vita è cambiata, anche perché Feudo abita al terzo piano di una palazzina Ipes di via Pra’ del Chiostro a Bressanone, purtroppo sprovvista di ascensore.

«Vivo in un appartamento Ipes da 27 anni e a dicembre del 2020 sono stato ricoverato in ospedale per via di una polmonite da Covid. Dopo una settimana, e dopo due anni che un’infezione al piede non guariva, mi hanno amputato la gamba. È molto probabile che il Covid abbia dato il colpo di grazia, ma ora il problema è un altro. Senza l'aiuto di altre persone non sono più in grado di muovermi di casa e un appartamento al terzo piano senza ascensore non aiuta certo», esordisce Feudo.

Alla soglia dei settant'anni, Feudo si è così ritrovato a dipendere dalla moglie e dal figlio, senza mai darsi per vinto.

Anche se i suoi ultimi anni sono stati alquanto travagliati, a partire dal tanto agognato arrivo della pensione, poco prima della quale - era il 2019 – Feudo è stato ricoverato d'urgenza per via di un problema al cuore che gli è costato una prima operazione.

A gennaio di quest'anno, la doccia fredda dell’amputazione della gamba, dopo una lunga degenza per via del Covid.

«Appena uscito dall'ospedale ho contattato l’Ipes, quindi ho spiegato loro la situazione e chiesto se sarebbe stato possibile installare un ascensore che mi permettesse di salire e scendere dal mio appartamento. In alternativa ho chiesto la possibilità di cambiare casa.

Purtroppo, i responsabili Ipes mi hanno risposto che case al pianterreno o dotate di ascensore non ce ne erano. Il condominio dove abito è stato costruito ventisette anni fa, l'anno dopo l'entrata in vigore della legge provinciale che obbliga il costruttore ad installare l'ascensore per case di due piani ed oltre, ma fino ad oggi Ipes non ha mai sopperito a questa mancanza», spiega Feudo. 

«Ho chiamato e richiamato Ipes, in più occasioni mi avevano promesso che il montacarichi sarebbe stato installato, l'ultima volta la scadenza era fissata al 15 agosto, ma non se ne è fatto nulla», sostiene Feudo. Ex autista presso un’azienda locale ma nativo di Bolzano, quasi trenta anni fa Feudo si è trasferito nella più tranquilla Bressanone: città dalla quale non intende andarsene, in attesa che la situazione poco piacevole in qualche modo si risolva.

Infatti, da quel gennaio scorso per Feudo fare una passeggiata è diventata una vera e propria impresa, costretto come è a chiedere l'aiuto della moglie e del figlio.

«Faccio una fatica immane a salire e scendere i 48 gradini che separano il mio pianerottolo dal portone condominiale. Per affrontarli devo per forza avere una persona che mi aiuti. È così da gennaio di quest'anno.

Nel ricovero in ospedale, quando mi hanno amputato l'arto, ho perso 23 chili e gran parte dei miei muscoli, ma non sono qui per lamentarmi, piuttosto, chiedo una risposta certa a Ipes. Prima mi avevano promesso che entro ferragosto tutto sarebbe stato risolto, poi due venerdì fa hanno detto che mi avrebbero richiamato, ma non li abbiamo più sentiti», racconta Feudo che lancia un appello ai brissinensi affinché magari qualcuno di loro si faccia vivo di tanto in tanto per dargli una mano nella discesa e risalita di quei 48 gradini.

Dal canto suo, il responsabile Ipes della zona risponde che i ritardi nell'installazione del montacarichi non dipendono dall'ente stesso, ma dalla ditta che ha vinto l'appalto, anche se in realtà nemmeno da quella.

«Il 5 maggio scorso abbiamo consegnato i lavori a una ditta laziale che ha regolarmente vinto l'appalto. I tempi previsti di consegna e montaggio del montacarichi parlavano del 30 giugno, passati i quali abbiamo sollecitato la ditta messa in penale con diversi solleciti a partire da luglio. L’azienda aveva effettivamente promesso che entro agosto il montacarichi sarebbe stato installato, ma in seguito ci ha comunicato che non erano ancora arrivati i pezzi necessari, proprio per via di un mercato della componentistica bloccato dalla pandemia in corso», spiega il responsabile Ipes.

Appurato il ritardo dei lavori per via di una congiuntura al di fuori fuori del controllo di Ipes, la prossima scadenza fissata dall'azienda laziale sembrerebbe essere quella del 30 settembre. «Hanno scritto che intendono rispettarla e questa è la situazione. Speriamo veramente che nei prossimi giorni possano iniziare i lavori e terminare in massimo due giorni, data la tipologia di montacarichi che andranno ad installare», conclude il responsabile Ipes.

Vedremo, ma nel frattempo Ferdinando Feudo guarda alla solidarietà dei suoi concittadini. «Mi conoscono in tanti qui a Bressanone e so di essere ben voluto. Se qualcuno avesse voglia di darmi una mano a scendere e salire le scale per fare una passeggiata, sarei più che contento». E speriamo che l'appello alla solidarietà non si fermi al primo di quei 48 scalini. J.M.













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi

Attualità