IL CASO

Ruba il bancomat, condannato un alpino 

Ha sottratto la carta ad un commilitone e l’ha utilizzata a sua insaputa. Ieri il giudice lo ha condannato a otto mesi  


di Mario Bertoldi


VIPITENO. Alla fine gli indizi si sono dimostrati troppo pesanti ed il caporalmaggiore degli alpini di 36 anni di stanza al quinto reggimento di Vipiteno, accusato di aver sottratto ad un parigrado la tessera bancomat, è stato condannato a otto mesi di reclusione.

Nel corso dell’inchiesta prima e del processo dopo il militare aveva sempre rifiutato qualsiasi ipotesi patteggiamento sostenendo di essere completamente estraneo alle accuse.

Il giudice Stefan Tappeiner è stato però di avviso diverso e ha disposto la condanna del militare che ora avrà comunque la possibilità di impugnare la sentenza in appello. Ad avviare il contenzioso giudiziario, come detto, era stato un altro caporalmaggiore degli alpini di 39 anni sempre in servizio a Vipiteno.

I due protagonisti della vicenda condividevano la camera di servizio, particolare non da poco in quanto il militare denunciante teneva la tessera bancomat rigorosamente separata dall’annotazione del codice pin, necessario per effettuare i prelevamenti. Particolare che il ladro conosceva e che ha finito sicuramente per pesare sulla decisione del giudice.

La pubblica accusa, infatti, ha avuto gioco facile nel mettere in rilievo che solo chi conosceva bene il derubato poteva essere a conoscenza di questo «piccolo segreto». Anche per questo, una volta scoperto l’ammanco, i sospetti caddero subito sul denunciato.

Il prelevamento bancario contestato era stato di mille euro. I soldi furono prelevati alle 23.50 del 22 marzo 2014 dallo sportello bancomat della filiale di Vipiteno della Banca di Trento e Bolzano.

Il militare accusato del furto si difese subito negando ogni addebito, sottolineando - tra il resto - di essere stato in caserma al momento del prelevamento. Il caporalmaggiore sostenne infatti di essere rientrato alle 23.49. In realtà sull’ora del rientro si sviluppò un vero e proprio “giallo” perchè sul relativo registro l’ora in questione appariva in qualche maniera ritoccata. In sostanza il rientro in caserma dell’accusato potrebbe essere avvenuto alle 23.59.

Ma a risultare decisive, per la decisione del giudice Tappeiner, sono state le immagini della telecamera del bancomat. La persona che effettuò il prelevamento non venne ripresa in faccia (in quanto con il viso celato da un cappuccio calato sino agli occhi) ma indossava una giacca (civile) con un particolare marchio su una manica.

Lo stesso tipo di giacca di cui venne trovato in possesso (nel corso di una perquisizione) il militare sotto processo. Gli stessi indizi emersero anche nel procedimento militare (a se stante) che però si concluse con un’assoluzione per un cavillo formale.













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