Un paese intero per l’addio a Manuel  

La frazione di Verdignes tappezzata di foto del 17enne. La ragazza in lacrime: «Comprare quella moto era il tuo sogno» 


di Luca Masiello


BRESSANONE. Un boato di silenzio ha interrotto per un’intera giornata l’operosità del piccolo paese di Verdignes, ieri pomeriggio; un tetto basso di nuvole plumbee sembrava quasi proteggere quella comunità stretta in un unico abbraccio per tentare di realizzare che Manuel Unterthiner, quel ragazzo dai capelli rossi amico di tutti, non passeggerà mai più per le strade con il suo sorriso contagioso.

C’era ancora incredulità, nei visi di chi ha voluto rendere omaggio alla sua memoria, e solo il cessare del suono della campane battute a martello per gran parte del pomeriggio ha lasciato spazio ai singhiozzi sussurrati in silenzio, agli sguardi rivolti a quella cassa che conteneva l’amico scomparso. Le strade del borgo si sono improvvisamente affollate, le vetture degli amici e parenti provenienti da ogni dove hanno trovato posto in parcheggi improvvisati, e subito dopo l’ora di pranzo lungo la stradina che dalla casa della famiglia del giovane porta alla chiesa si è formata una fiumana di persone che ha lentamente affrontato la salita verso la piazza principale. A portare nel suo ultimo viaggio le spoglie di Manuel, i suoi migliori amici, che a modo loro hanno voluto ricordarlo indossando un cappello di paglia come quello che portava sempre lui, quasi un segno distintivo del suo carattere gioioso. Giunti in piazza, laddove Manuel aveva frequentato la scuola materna e le elementari, il sacerdote ha fermato la processione per rivolgere assieme alla comunità le sue preghiere al cielo; e le visiere di quei cappelli hanno celato occhi arrossati rivolti a quel suolo che se l’è portato via, e che da ora sarà la sua nuova casa. Poi la processione ha ripreso il suo cammino, passando lungo il perimetro della chiesa di san Valentino, sulla cima di quella collina dove Manuel trascorreva il tempo libero con i suoi amici; un tragitto costellato di foto del ragazzo, immagini della sua infanzia e della sua adolescenza interrotta che lo ritraggono felice e spensierato. Il coro giovanile del paese ha accolto la folla nell’antico luogo di culto. Impossibile raggiungere quell’unica navata che circonda l’altare: troppe persone hanno voluto cogliere l’occasione di salutare il giovane per l’ultima volta. Poi la voce di una sua amica ha riecheggiato per tutta la zona attraverso gli altoparlanti esterni. Una sorta di preghiera laica che ha raggiunto la cima del Rodella, la vallata del torrente Tinne e il sentiero che porta a Chiusa, dove Manuel ha perso la vita solo pochi giorni fa; con la voce spezzata dall’emozione e dal cordoglio la ragazza ha parlato di lui in maniera semplice e diretta, descrivendolo come forse lui avrebbe voluto: «Non riuscivi a stare mai fermo, adoravi la vita in tutte le sue sfaccettature – ha detto – volevi fare il carpentiere, ma poi il mestiere del falegname ti ha conquistato, e con il tuo primo stipendio avevi iniziato a risparmiare per realizzare il tuo sogno, comprarti quella moto». Il prete ha proseguito nella liturgia, intervallata da tante canzoni, e infine la bara è stata portata fuori dalla chiesa. E durante l’attesa per l’ultimo sguardo ai suoi resti terreni e il dono della solidarietà ai familiari il cielo ha iniziato a lacrimare, dispensando gocce di pioggia. Gli amici hanno abbandonato quei loro cappelli di paglia per lasciarli sulla bara. Un segno, un duro sorriso da esprimere solo con il cuore, un arrivederci.

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