IL DATO

Case di riposo, i lavoratori sono sotto stress

Presentata l’indagine Ipl: « Il 37% dei dipendenti che ha meno di trent’anni dice che vorrebbe cambiare mestiere»



BOLZANO. «Il personale che lavora nelle case di riposo ama quel che fa e lo fa con passione ma lamenta stati di esaurimento importanti, sovraffaticamento e anche burnout. Il tutto sempre legato a mansioni considerate troppo impegnative».

Questo quanto emerge dall’ampio sondaggio di psicologia del lavoro su tutto il territorio provinciale condotto dall’Ipl (Istituto promozione lavoratori) in collaborazione con la Ripartizione provinciale politiche sociali e l’Associazione delle residenze per anziani. Il sondaggio rivela luci e ombre.

«Il 60% dei lavoratori - si legge - è orgoglioso del proprio lavoro e ha la sensazione di potersi realizzare aiutando chi ha bisogno. Il rischio maggiore segnalato dagli addetti è però in genere - come detto - l’esaurimento dovuto a sovraffaticamento, o burnout».

La sindrome di burnout o “dell’esaurimento da lavoro” è infatti la risposta classica ad uno stress emotivo cronico e persistente, caratterizzato da esaurimento fisico ed emotivo, sensazione di perdita di significato del proprio operato e ridotta produttività. «E dal sondaggio emerge come circa il 32% del personale evidenzi valori di esaurimento elevati ed il 16% sintomi fisici da stress importanti. Il 37% dei dipendenti con meno di 30 anni dice, infatti, che vorrebbe cambiare mestiere. Per i lavoratori più anziani, che hanno 50 anni e più, gli stati di esaurimento sono meno frequenti, come del resto capita anche al personale con marcate competenze professionali. Quando poi al lavoro si aggiungono “carichi” di carattere privato la situazione peggiora e l’esaurimento e la difficoltà a superare il tutto cresce. Il 40% degli addetti percepisce poi un eccessiva pressione sulla massa di lavoro da sopportare. Da rispettivi campioni di confronto emerge tuttavia come per esempio in Germania e Austria il personale di cura sia sottoposto a pressioni ancora maggiori». 













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