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Giunta regionale senza donne. «Imbarazzante passo indietro»

Oggi la direzione Svp decide i nomi da indicare: pare scontata la nomina di Gennaccaro e Locher. Critiche dal mondo femminista. Barbara Plagg: «Delusa da Kompatscher che ha la competenza sulle pari opportunità»


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Siamo nel 2024 e non si può neppure immaginare una giunta regionale composta solo da uomini. È imbarazzante questo rimpallo di responsabilità tra Bolzano e Trento su chi debba farsi "carico" di mettere una donna. Ma al tempo stesso fa capire quanto cammino ci sia ancora da fare, se la donna che nei discorsi ufficiali viene descritta come un'opportunità da valorizzare; nella realtà, quando si tratta di assegnarle un posto all'interno di un organismo in questo caso politico, allora diventa un problema se non addirittura una grana. Invece che andare avanti, questo è un passo indietro. Oltre ad essere un pessimo segnale per le giovani generazioni». C'è delusione nelle parole di Barbara Plagg, giovane ricercatrice nonché fondatrice del gruppo Südtirols Sisters, per la discussione che tiene banco da qualche giorno sulla composizione della nuova giunta regionale. La seduta del consiglio regionale è fissata per mercoledì a Trento. Sono previsti incontri in questi giorni tra i due governatori Arno Kompatscher e Maurizio Fugati; oggi pomeriggio si riunisce la direzione della Svp. Ma i giochi sembrano ormai fatti. In tutto ci sono sei poltrone: due spettano di diritto ai presidenti Kompatscher e Fugatti. Gli altri quattro sono già stati promessi. A Bolzano a Franz Locher (Svp) e Angelo Gennaccaro (Civica); a Trento a Luca Guglielmi (ladino Pat) e Carlo Daldoss (FdI). Nella scorsa legislatura la presenza femminile era stata garantita dalla Svp che aveva nominato in Regione l'assessora provinciale Waltraud Deeg.

Lo scarica barile

Per questo adesso la Stella alpina sostiene che spetti a Trento farsi carico di garantire la rappresentanza femminile. Le donne in maggioranza ci sono sia a Bolzano che a Trento, ma evidentemente quella che manca è la volontà di assegnare almeno ad una di loro l'assessorato. Non essendoci l'obbligo di prevedere la rappresentanza femminile in giunta regionale (cosa che invece c'è per la giunta provinciale), le poltrone vengono utilizzate per accontentare chi è rimasto deluso dalle trattative per la formazione della giunta provinciale e garantire gli equilibri interni di una maggioranza che a Bolzano è fragilissima. Ci sono 19 voti su 35.Il posto di Gennaccaro è quindi blindato.Kompatscher lo avrebbe voluto in giunta provinciale, ma era stato costretto a cedere al pressing di Fratelli d'Italia e Lega. Risultato: nell'esecutivo provinciale sono entrati Marco Galateo (FdI) e Christian Bianchi (Lega). A Gennaccaro (Civica) il governatore ha promesso appunto l'assessorato in Regione, in cambio del diciannovesimo voto. Resta il consigliere Locher a cui si potrebbe chiedere di fare un passo indietro. Non è escluso che oggi nella riunione della direzione Svp qualcuno glielo chieda, ma difficilmente accetterà. Anche perché l'ex sindaco di Sarentino avrebbe già fatto sapere che - in caso di mancata nomina - si potrebbe posizionare dalle parti del consigliere Thomas Widmann. Ipotesi che Kompatscher non vuole neppure immaginare.

Le quote rosa indispensabili

«E pensare - dice Plagg - che la competenza sulle pari opportunità ce l'ha Kompatscher che a parole dice di essere al fianco delle donne. Ma ormai, da quando hanno fatto l'alleanza con la destra, non c'è più da stupirsi di niente. Io non sono una fan delle quote rosa, però quello che sta avvenendo conferma che sono necessarie». Luisa Gnecchi, già deputata del Pd e fino ad un anno fa vicepresidente dell'Inps, sempre in prima linea nelle battaglie femministe, non ha mai avuto dubbi sulla necessità delle quote rosa: «È l'ennesima dimostrazione che servono. Perché è vero che non siamo animali da zoo, ma purtroppo se manca una norma specifica di garanzia, gli uomini si dimenticano delle donne. Stavolta però non ci sono scuse: le donne in maggioranza ci sono, ne nominino una. Inutile che Bolzano scarichi la responsabilità su Trento, sostenendo di aver già pagato "dazio" nel 2018, mettendo l'assessora Waltraud Deeg. Allora vuol dire che non ci si crede. Purtroppo, noi siamo l'unica provincia d'Italia in cui alle elezioni non c'è l'obbligo della preferenza di genere: un'unicità che non ci fa molto onore e questi sono i risultati». Forse è anche per questo che le donne in consiglio provinciale a Trento sono 14; in Alto Adige solo 9.

No alle ideologie

Voce fuori dal coro quella della consigliera provinciale di FdI Anna Scarafoni: «Non mi appassionano certe tematiche di tipo ideologico; non mi indigno per una giunta regionale formata solo da uomini. In fondo gli equilibri si formano di volta in volta. A me dispiace molto di più di essere l'unica donna italiana in consiglio provinciale».













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