omicidio di versciaco

Il fratello di Fatima: «La mia famiglia ora può avere finalmente un po’ di sollievo»

Hamza dopo la sentenza di ergastolo per il marito della donna, uccisa a botte il 30 gennaio 2020. I difensori di Mustafa Zeeshan: «Il sole tramonta su questa Corte d’assise» (Il fratello di Fatima, Hamza, foto DLife)

LA SENTENZA. Ergastolo per Mustafa Zeeshan



BOLZANO. "La mia famiglia ora può avere finalmente del sollievo, grazie a questa corretta decisione della Corte d'assise". Lo ha detto, al termine del processo di primo grado a carico di Mustafa Zeeshan, condannato ieri (11 marzo) all'ergastolo dalla Corte di assise di primo grado di Bolzano per l'omicidio aggravato della moglie Fatima, il fratello della vittima.

Il giovane pachistano, Hamza, si era costituito parte civile al processo, che ha seguito costantemente. "C'è soddisfazione perché la verità è stata accertata. A noi interessava solo questo e non la quantificazione della pena", aggiunge l'avvocato di parte civile Andrea Benassai.

Delusione invece tra gli avvocati difensori di Mustafa Zeeshan, Federico Fava ed Amanda Cheneri. "Il sole tramonta su questa Corte d'assise", ha commentato Fava uscendo dall'aula.

Pochi minuti prima la Corte di assise di primo grado, presieduta dal giudice Carlo Busato (a latere Stefan Tappeiner) aveva condannato all'ergastolo il quarantenne pachistano Mustafa Zeeshan per l'omicidio volontario aggravato della moglie Fatima, di 28 anni. La giovane, incinta di otto mesi, era stata picchiata e soffocata nella loro casa di Versciaco, in Alta Val Pusteria, nella notte del 30 gennaio 2020. La pena prevede anche l'isolamento diurno per sei mesi, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e l'interdizione legale durante l'esecuzione della pena. A titolo di provvisionale, Zeeshan è chiamato a pagare 50.000 euro e a rifondere le spese del procedimento alla parte civile. La determinazione dei danni patrimoniali e non per la parte civile sono rimessi al giudice civile. 













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