il caso

In seicento contro la chiusura della strada per passo Nigra

Petizione lanciata dai titolari di otto fra alberghi, ristoranti e malghe: «Inaccessibili i punti di partenza per le gite» Domenica 24 secondo test: arteria chiusa dalle 10 alle 16. Il sindaco Dejori: «Basta auto, modello turistico da rivedere»


Davide Pasquali


CAREZZA. Lanciata pochi giorni fa, la petizione contro la prospettata chiusura della strada provinciale di passo Nigra nell’estate 2024 ha già superato le seicento firme. L’iniziativa è stata avviata dai titolari di otto fra ristoranti, rifugi, malghe e alberghi lungo la strada fra Tires e Carezza, che temono per la sopravvivenza dei loro esercizi. Intanto, domenica prossima si terrà il secondo test dopo quello di giugno: strada chiusa ai mezzi motorizzati dalle ore 10 alle ore 16, da San Cipriano fino alla Franzin Alm. In alternativa, si può salire con la nuova funivia al prezzo, così scrive l’Azienda di soggiorno della val d’Ega, «di soli 44 euro a famiglia». Il tema a Nova Levante e a Tires è caldo, tanto che il 4 ottobre si terrà un’assemblea civica, cui, a pochi giorni dalle elezioni, parteciperà l’assessore provinciale uscente alla Mobilità, Daniel Alfreider.

Si oppongono in centinaia

La petizione è stata avviata su change.org dalla Initiativgruppe Offene Nigerstraße, sostenuta da malga Costa/Haniger Schwaige, albergo Jolanda, baita Masarè, rifugio Nigra, Obertierscher Alm, Ochsenhütte, malga Plafötsch e malga Frommer. Tutti locali assai noti e molto frequentati, specie dai bolzanini. «È in progetto - sostengono i promotori - la chiusura al traffico della strada per il passo Nigra, da San Cipriano al parcheggio malga Franzin nei pressi di passo Costalunga, per consentire alla funivia privata che collega Tires alla malga Frommer (finanziata con oltre 11 milioni di euro di contributi pubblici) di generare maggiori profitti». A risentire particolarmente di questo provvedimento, si prosegue, «saranno i piccoli esercizi situati lungo la strada, penalizzati da ingenti perdite, nonché i numerosi amanti della montagna, che non potranno più raggiungere i punti di partenza delle loro escursioni, o potranno farlo solo con grandi limitazioni». La linea di autobus pubblici 185 (Bolzano – Tires – Paolina) di fatto già è stata soppressa, sostengono. «Gli escursionisti che vogliono raggiungere le loro destinazioni senza auto - scrivono - si trovano quindi ad essere costretti ad utilizzare la costosa funivia privata al posto dei mezzi pubblici». A differenza degli altri passi dolomitici, da anni soffocati dal traffico, la strada del passo Nigra è poco frequentata, spiegano oltre gli esercenti. Mentre però la chiusura degli altri passi viene sempre bocciata con motivazioni di tipo normativo, «al passo Nigra di colpo sembra essere possibile. A trarne vantaggio sarebbero i profitti dell’impresa funiviaria».

La replica del Comune

Al comitato risponde sui social il sindaco di Nova Levante, Markus Dejori, che esordisce con una premessa. Secondo lui «la petizione online attualmente in corso e la campagna di raccolta firme organizzata in parallelo contro la chiusura di passo Nigra sono inutili, per cui gli sforzi dei promotori sono vani». Questo, spiega, «perché non è possibile chiudere una strada pubblica se non in occasioni particolari come lavori di costruzione e manutenzione, singoli eventi o cause di forza maggiore come i nubifragi. In questi casi, le autorità competenti - Comune o uffici provinciali - dispongono la chiusura temporanea dei tratti stradali interessati». Attualmente, però, tiene a far sapere Dejori, negli uffici municipali non è ancora giunta alcuna richiesta per la chiusura della strada. Personalmente, contrattacca ironizzando il sindaco dell’alta val d’Ega, «negli ultimi mesi non ho ricevuto alcuna richiesta di informazioni sull'argomento in discussione, né per iscritto né a voce, né dai promotori della petizione né da cittadini interessati. Mi permetto quindi di ritenere che l'attuale discussione sia basata su “dicerie” e “chiacchiere da osteria o da rifugio”, il che, per inciso, vale anche per gran parte delle notizie apparse sulla stampa». Dejori, però, ammette: «Quello che invece stiamo concretamente progettando è una riduzione temporanea del traffico sulla strada di passo Nigra, simile a quella attuata sulla strada di accesso all'Alpe di Siusi. In questo modo, vogliamo liberare l'altopiano sotto al Catinaccio dal gravoso “traffico di divertimento”, che non serve a nessuno. In tal modo si renderà l'altopiano sotto al Catinaccio più interessante per gli ospiti e gli escursionisti che vogliono rilassarsi nella nostra zona e che amano fermarsi nei nostri rifugi». Inoltre, così sempre il sindaco, «non mi convince il fatto che i promotori della petizione sembrino lottare per la sopravvivenza». Certo, sostiene convinto, «i tempi in cui gli ospiti arrivavano in auto fino al bar sono finiti - e noi tutti dobbiamo ripensarci. Nel bacino d'utenza degli esercizi interessati esiste una vasta rete di itinerari ciclabili e sentieri escursionistici, che viene mantenuta con molto lavoro e tanto denaro». Nella stagione invernale, poi, «ci si impegna molto per creare condizioni super delle piste, fin sulle porte degli esercizi pubblici, alcuni dei quali possono addirittura beneficiare di una stazione di risalita verso valle o verso monte nelle immediate vicinanze». Queste, a suo dire, «sono certamente tante opportunità per lavorare bene con i nostri ospiti. A mio avviso, la sopravvivenza delle imprese interessate non è quindi in discussione». Naturalmente, conclude, «dipende dai proprietari aprirsi a una nuova cultura turistica nell'area delle Dolomiti Unesco e sfruttare le opportunità che la nostra natura unica ci offre. Dopo tutto, gli ospiti vengono qui per rilassarsi e godersi il paesaggio, oltre che per il buon cibo e le bevande».













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