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La morte di Alberto Franzoi, gli amici: «Era un vulcano di energia»

Lo scialpinista travolto dalla valanga in Val di Fleres era padre di due figli di 3 e 5 anni, praticava moltissimi sport ed era tecnico all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare

La tragedia: valanga travolge scialpinista



BOLZANO. La comunità trentina è affranta e sgomenta per la morte di Alberto Franzoi, a soli 34 anni, travolto sabato da una valanga in Val di Fleres. Il 34enne non ce l’ha fatta, dopo esser stato estratto dalla neve e dal ghiaccio grazie al disperato sforzo del fratello Marco, dopo i tentativi di rianimazione sul posto dei soccorritori arrivati lungo i versanti della Cima delle Pecore, vetta di 3.016 metri. Dopo essere stato imbarcato sull’elicottero di emergenza Pelikan 1, decollato in un lampo verso l’ospedale San Maurizio di Bolzano. Lo scialpinista non ce l’ha fatta: troppo gravi l’ipotermia e le ferite riportate nell’impatto con la massa di neve che si era staccata, l’ha travolto a una quota intorno ai 2400 metri e l’ha trascinato giù per decine di metri. La notizia della tragedia è arrivata in Trentino nel pomeriggio di sabato lasciando un’intera comunità senza parole. Alberto Franzoi era conosciutissimo nel mondo sportivo, per i suoi trascorsi nel basket, con la squadra di Gardolo, e poi, negli ultimi anni, negli sport legati all’amatissima montagna, corsa, arrampicata, mountain bike, ma anche sci e sci alpinismo. Un vero vulcano di energia, come lo ricordano gli amici e i colleghi dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare a Povo, dove lavorava come tecnico. «Impossibile non volergli bene», è uno dei tanti ricordi di queste ore drammatiche e tristi. Alberto Franzoi lascia la compagna e due figli piccoli di 3 e 5 anni. 

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