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Le ripercussioni della pandemia sulle case di riposo in Alto Adige: aumentate depressioni, stati di ansia e anche le cadute

L’indagine della Claudiana ha evidenziato come le misure per proteggere gli anziani dal virus hanno eliminato pratiche quotidiane cambiando gli ospiti



BOLZANO. I residenti delle case di riposo in Alto Adige hanno subito le ripercussioni della quarantena. Già dopo le prime settimane di lockdown si sono evidenziate conseguenze sociali, cognitive, psichiche e fisiche, così la responsabile dello studio dell'Istituto di Medicina Generale della Claudiana, Barbara Plagg sull'impatto del covid nelle Rsa.

Lo studio dimostra che mentre in virtù delle misure adottate le infezioni nelle residenze per anziani sono diminuite, sono invece aumentate le patologie di natura non infettiva. La mancanza di stimoli ha evidenziato nei residenti un progressivo degrado linguistico, mentale e motorio.

La pandemia da Covid ha cambiato in modo fondamentale la vita quotidiana dei residenti delle case di riposo in Alto Adige. Le misure adottate per la protezione contro il virus hanno abolito in larga misura pratiche abituali, flussi lavorativi, strutture quotidiane, paradigmi e anche molteplici valori fondamentali dell'assistenza orientata ai bisogni del residente e dell'accompagnamento alla morte.

L' Istituto di Medicina Generale della Claudiana ha elaborato sotto la direzione della ricercatrice Barbara Plagg e in collaborazione con il Forum Prevenzione lo studio qualitativo "Residenze per anziani in quarantena".

Poichè una pubblicazione scientifica dell'Istituto già a maggio 2020 ha messo in evidenza il dilemma fra medicina preventiva ed etica nelle residenze per anziani in quarantena, si è resa necessaria un' indagine qualitativa, ha dichiarato il Prof. Klaus Eisendle, Presidente della Claudiana. Tra settembre e ottobre 2020 si sono effettuate 45 interviste a direttori medici di residenze per anziani e operatori sanitari, ai residenti e ai congiunti. Complessivamente sono state raccolte per l' analisi dei dati 637 pagine di interviste rese anonime.

Le interviste dimostrano che gli anziani delle case di riposo ricorrevano a vecchie comprovate strategie in particolarmodo risalenti alla loro infanzia piena di privazioni, per sopportare l' isolamento. La mancanza di stimoli ha evidenziato nei residenti un progressivo degrado linguistico, mentale e motorio.

Oltre ad un aumentato disorientamento, un' incremento di stati apatici e confusionali ancorchè cadute per mancata mobilità, si è notato anche un aumento di stati di depressione, psicosi e ansia, inappetenza e disturbi del sonno che in parte andavano di pari passo con un' aumentata richiesta di farmaci al bisogno.

"Lo studio ha messo in evidenza molteplici conflitti e domande che a tutt'oggi non sono stati risolti soddisfacentemente per questo un gruppo interdisciplinare di esperti deve affrontare le difficoltà descritte" chiede il Presidente dell'Istituto Dr. Adolf Engl.













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