medicina

Malattie cardiache, nuovi farmaci dalla ricerca italo-austriaca con Eurac

Ne soffre il 30% della popolazione. Il progetto ha preso in considerazione le cellule del sangue di persone malate



BOLZANO. Circa il 30 per cento della popolazione europea soffre di malattie cardiovascolari; circa il 40 per cento dei decessi in Italia e il 45 per cento in Austria è legato a queste patologie. Sviluppare terapie innovative per le malattie cardiovascolari e migliorare le condizioni delle persone che ne soffrono è stato l'obiettivo del progetto "INCardio" a cui Eurac Research di Bolzano ha partecipato assieme all'Icgeb (Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie) di Trieste, l'Università medica di Innsbruck e l'Università di scienze applicate della Carinzia.

Le più diffuse malattie del cuore sono quelle ischemiche, che si manifestano quando il sangue fatica ad arrivare al cuore o non arriva proprio. L'esempio più grave è l'infarto. In Italia, circa nove decessi su cento sono dovuti alle malattie ischemiche e in Alto Adige i dati sono in linea. Anche le aritmie maligne, seppur meno frequenti, sono patologie da non sottovalutare.

I ricercatori di Eurac Research sono partiti dalle cellule del sangue di persone che soffrono di malattie cardiache, le hanno riprogrammate per renderle staminali pluripotenti indotte (o iPSC), cioè in grado essere convertite in qualsiasi tipo cellulare che costituisce un individuo adulto, e, successivamente, riprogrammate di nuovo per diventare cardiomiociti, cioè cellule del cuore. I cardiomiociti sono stati poi utilizzati per creare dei modelli di malattia.

"I cardiomiociti ottenuti da iPSC - spiega Alessandra Rossini, biologa di Eurac Research - sono stati utilizzati per valutare la cardiotossicità di circa 300 composti di potenziale interesse per l'industria farmaceutica". Altri passi in direzione dello sviluppo di nuovi farmaci sono stati possibili grazie alla collaborazione tra Icgeb e Università medica di Innsbruck che ha identificato molecole in grado di favorire la sopravvivenza dei cardiomiociti dopo un infarto. "Si tratta di uno dei primi farmaci biologici proposti per le malattie cardiovascolari", sottolinea Serena Zacchigna, medico di Icgeb e coordinatrice del progetto "INCardio" che è stato finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale, programma Interreg V-A Italia-Austria 2014-2020. Hanno partecipato, in qualità di partner associati, anche gli ospedali di Bolzano e Merano e il Dipartimento universitario clinico di scienze mediche, chirurgiche e della salute dell'Università di Trieste. 













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