Allarme artisti di strada Nei campi per tirare avanti 

Nessuna ripresa. Ripartono tutti, ma loro sono ancora fermi. E c’è chi va a raccogliere le mele Jordi Beltramo: «Finora nessun sostegno. I teatri possono riaprire, ma quanti lo faranno?»


Sara Martinello


Merano. «Sarà che non siamo potenti, che non abbiamo le nostre lobby. Alla fine la ripresa sta arrivando per tutti, ma non per noi. E la stiamo pagando cara». Jordi Beltramo e i suoi colleghi artisti di strada non ce la fanno più. «Il Comune indugia, aspetta direttive dal governo, e intanto dobbiamo assistere a scene di assembramento come quella di piazza della Rena. Due pesi e due misure». Dalla politica, l’appello della consigliera Francesca Schir, decisa a continuare a perorare la loro causa qualora dalla seduta di giunta odierna non dovessero emergere sviluppi sul tema: «L’amministrazione dia fiducia alla cittadinanza. Come si rispetta la fila al supermercato si sarà capaci anche di mantenere le distanze interpersonali di fronte a un artista che si esibisce in uno spazio rigidamente limitato».

Artisti lasciati indietro.

La settimana scorsa in più angoli d’Italia i professionisti hanno inscenato proteste di piazza. A Lecce e a Sassari, per esempio, piccole manifestazioni colorate per riacquistare la visibilità tolta dal lockdown. In alcune città – a Torino a Padova, a Roma, nelle Marche – alcuni artisti di strada già sono tornati in attività. Tace invece Merano, che di Asfaltart negli anni ha fatto un’attrazione turistica. Durante la seduta di consiglio in cui è stata discussa la mozione per una ripresa degli spettacoli, Peter Enz aveva obiettato che il numero esiguo degli artisti di strada meranesi avrebbe trovato una più felice corrispondenza in “altre forme di sostegno”. «Stiamo ancora aspettando i famosi 600 euro dell’Inps – replica Beltramo – e sì, stabilmente a Merano siamo meno di dieci, ma ci sono anche quelli “di passaggio”, il nostro è un mestiere itinerante per definizione. Per la maggior parte siamo professionisti». Lui per stare più tranquillo ha venduto il camper – strumento di lavoro – ma «c’è chi è messo molto peggio di me», denuncia. Alcuni colleghi per sopravvivere si sono dati all’agricoltura, alla raccolta delle mele. Per non parlare dei festival: «Quest’anno dovevo andare in Russia, in Iraq, girare mezza Europa. Tutto cancellato. I teatri? Se su 300 posti se ne possono vendere solo 30 la ripresa non conviene».

L’amministrazione.

Non è escluso che anche in riva al Passirio possa esserci una piccola manifestazione per sensibilizzare Comune e popolazione. «Se la faranno farò il possibile per sostenerli a livello politico – interviene Schir –. In tante città italiane si suona già, io stessa a Padova ho visto che il pubblico rispettava le distanze. Qui ci sono state nuove ordinanze, ma per loro ancora niente. Eppure è stato tolto il blocco all’attività balneare, all’ippica, al calcio, alle prove dei gruppi teatrali e di bande e cori».

Forse però qualcosa potrebbe cambiare presto. Il vicesindaco e assessore alla cultura Andrea Rossi anticipa che sta cercando di sbloccare la possibilità di esibirsi per gli artisti di strada: «Stiamo lavorando a partire dalle mutate condizioni di legge. Spero di avere buone notizie in questi giorni».













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