Caritas, dismesse le cucine pagate anche dal Comune 

Smantellate le attrezzature acquistate con un lauto contributo pubblico In parte regalate e in parte vendute, senza avvisare l’amministrazione


di Giuseppe Rossi


MERANO. Che fine ha fatto il progetto di ristorazione collettiva dedicata al sociale che per anni la Caritas aveva portato avanti in città, creando come proprio quartier generale buona parte dei locali situati al piano terra dell'edificio delle suore di Santa Croce all'inizio di via Verdi? Ma soprattutto che fine hanno fatto le cucine pagate per buona parte con i quattrini dei cittadini di Merano? Svanito nel nulla dopo che l'ente diocesano ha deciso, fatti i propri conti, che cucinare pasti per le persone in difficoltà, gestire la mensa sociale e garantire la consegna dei pasti a domicilio non era più redditizio. Di fatto già da due anni i locali usati come mensa e le cucine annesse non erano più in servizio, dopo l'annuncio del ritiro dall'attività e il ricorso del Comune a un nuovo bando di gara. Eppure proprio il Comune nel progetto Caritas, all'inizio del primo mandato del sindaco Günther Januth ci aveva creduto tanto, al punto da elargire all'ente diocesano un sostanzioso contributo pubblico per l'acquisto delle cucine. Era il 2006 e questa scelta aveva provocato non poche polemiche al punto da consigliare primo cittadino di allora e assessore al sociale Luis Gurschler di inserire nell'accordo con la Caritas una postilla di garanzia. Se la Caritas avesse smesso prima di 15/20 anni il servizio consegna pasti a domicilio e di mensa sociale avrebbe dovuto restituire al Comune quota parte di quel contributo.

Dieci anni dopo quell'accordo di fatto le cucine hanno smesso di funzionare per il servizio comunale, ma non solo. Nelle scorse settimane le cucine sono state smontate dagli operai Caritas e trasportate altrove, ma di quella postilla legata al sostanzioso contributo comunale nessuno in via Portici pare essersi ricordato. Di fatto la Caritas ha restituito i locali alle suore di Santa Croce in via Verdi mentre per le cucine è stato scelto un percorso alternativo. «Le cucine attrezzate – spiega il direttore della Caritas Paolo Valente – sono state in parte donate a un'associazione che in Romania svolge progetti di cooperazione internazionale come Aktive Hilfe für Kinder. Una parte è stata ceduta ad aziende attive nell’ambito di servizi mensa, come Markas, Pichlberg, Rational Distribution. Il ricavato, poco più di undicimila euro, viene reinvestito negli altri servizi di distribuzione pasti della Caritas a Bolzano e Bressanone. Singoli oggetti vengono utilizzati in altri servizi della Caritas. Una parte infine è stata conferita alla ditta Santini di Bolzano per lo smaltimento in quanto non più utilizzabile».

Cessioni tutte, a parte quelle ad aziende private, lodevoli, anche se però viene da chiedersi una cosa. Nessuno alla Caritas ha pensato, prima di cedere quelle cucine, di interpellare il Comune di Merano, visto che quelle attrezzature erano state pagate con i quattrini dei cittadini di Merano? Forse parti di quelle cucine sarebbero ad esempio state utili alla mensa comunale presso le scuole Toti/Wolkenstein o in qualche scuola materna che ancora prepara i pasti in casa. In Comune all'ufficio assistenza nessuno si è accorto di quello che è accaduto in via Verdi nelle ultime due settimane?

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità