Concorrenza sleale Doppia condanna nel Meranese 

Merano. A conclusione dei processi di primo e di secondo grado è stata pronunciata la sentenza di condanna nei confronti della ditta Bini Mario Srl e di Christian Perconti, che prevede anche la...


Simone Facchini


Merano. A conclusione dei processi di primo e di secondo grado è stata pronunciata la sentenza di condanna nei confronti della ditta Bini Mario Srl e di Christian Perconti, che prevede anche la pubblicazione del dispositivo della sentenza, apparso sulle pagine del nostro quotidiano il 25 agosto scorso. Fatto insolito, che ha destato curiosità. La Corte d’appello ha condannato infatti la ditta e Christian Perconti, obbligandoli a risarcire per una faccenda di presunta concorrenza sleale risalente alcuni anni fa Stefano Zeggio, titolare della Copy Dry. Quest’ultima è una ditta di Lana operante nel settore delle forniture di macchinari, arredi per ufficio e relativa assistenza. Nello stesso mercato e territorio opera la Bini Srl. Dopo anni alle dipendenze della Copy Dry, Perconti nel 2011 ha cominciato un rapporto di collaborazione con la Bini. Già nel processo di primo grado era emersa la sottrazione abusiva di dati riservati della Copy Dry per passarli alla seconda azienda: informazioni commerciali, indicazione dei macchinari acquistati dai clienti, prezzi praticati, scontistica, dettagli delle fatture. È iniziata poi un’attività di visita personale a molti clienti di Zeggio – difeso sia in primo sia in secondo grado dagli avvocati Valeria Filippi e Fabio Francia – da parte di Perconti, accompagnato alternativamente da uno dei fratelli Bini, e in occasione delle visite erano presentate offerte calibrate esattamente sui prodotti da loro acquistati dalla Copy Dry ma ad prezzo più vantaggioso. Allo stesso tempo, Zeggio era messo in cattiva luce agli occhi dei clienti che erano consigliati di passare alla ditta concorrente. Secondo la Corte d’appello, che ha confermato sostanzialmente la condanna in primo grado, l’accordo fra la ditta Bini e Perconti, finalizzato ad accaparrarsi i clienti di Zeggio, va qualificato come ipotesi di concorrenza sleale parassitaria. La Bini e Perconti sono stati condannati in solido a risarcire Zeggio del danno, quantificato in 40 mila euro, e a pubblicare il dispositivo di sentenza sul nostro quotidiano (e sul Dolomiten) con funzione riparatoria dell’immagine e della reputazione di Stefano Zeggio.













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