Crisi Solland, gli operai si spaccano 

Giornata di fuoco. Al mattino il cordone di lavoratori davanti alla fabbrica impedisce l’ingresso dell’autocisterna per lo svuotamento dei clorosilani Nel pomeriggio il tank entra da un cancello secondario: riempito con l’intervento di alcuni lavoratori non aderenti all’agitazione. Il nodo sicurezza



Merano. La maggioranza degli operai si è messa di traverso, anche fisicamente, a muso duro davanti all’autocisterna che doveva entrare nello stabilimento ex Solland per accogliere i clorosilani da trasportare in Germania per lo smaltimento. Sotto lo sguardo delle forze dell’ordine, il blocco ieri mattina ha avuto effetto e il mezzo è stato temporaneamente fatto sostare in zona. Nel pomeriggio il presidio dei lavoratori però è stato aggirato: il tank è entrato da un cancello secondario, di norma chiuso, lontano dagli occhi della protesta. Ed è stato riempito, con l’intervento di alcuni operai non aderenti allo sciopero totale annunciato dalla Uiltec che ha dovuto fare i conti con le crepe che si sono aperte nel fronte degli operai, tornati ieri a rimarcare di dover sopportare un clima di costanti pressioni già denunciato dai sindacati. Che ieri hanno fornito un conto aggiornato dell’organico ora alle dipendenze di Eco Center: 52 lavoratori. Erano 58: il rappresentante sindacale aziendale è stato licenziato contribuendo all’escalation di frizioni fra le parti in causa, mentre altri hanno scelto diverse strade professionali.

Sicurezza.

Lo sciopero totale a oltranza era stato indetto dalle 6 di ieri mattina. Con il cambio dei turni, stando alle testimonianze dei lavoratori al di fuori dai cancelli, sono via via rimaste poche unità all’interno della fabbrica. Ben meno di quelle che sarebbero previste dai protocolli di sicurezza. Questioni segnalate alle diverse autorità, dalla quale lavoratori aspettano un cenno. Un punto, quello della sicurezza, sul quale già la settimana scorsa avevano pigiato forte i sindacalisti della Uiltec: «Eco Center, al quale l’ordinanza della Provincia affida la gestione dell’impianto, non ci ha mai fornito l’evidenza di possedere i requisiti per gestire un impianto di questo genere».

Sempre in mattinata ai lavoratori è giunto un messaggio dall’azienda che li richiamava a rispettare l’ordinanza della Provincia. «Devono essere precettati i singoli lavoratori, non si può fare una precettazione generica», protesta Alfred Delmonego della Uil.

L’agitazione, la più eclatante fra quelle recenti che riguardano una vertenza che si trascina da anni, era stata indetta per sollecitare ancora una volta il presidente Arno Kompatscher a sedersi a un tavolo, così come richiesto anche dal ministero per lo Sviluppo economico, per verificare un percorso che permetta la ripartenza della produzione di un polo industriale in grado di “sformare” silicio con grado di purezza elevatissimo. Il governatore ha chiuso nuovamente la porta in faccia alla richiesta pochi giorni fa. «Un ennesimo incontro fra Provincia e organizzazioni sindacali avrebbe il solo risultato di illudere ancora una volta i lavoratori», aveva risposto Kompatscher, finito nel mirino degli slogan dello sciopero non meno della magistratura sollecitata ad attivarsi.

Trattativa.

«La Provincia, oltre a sedersi al tavolo, dovrebbe ritirare le ordinanze», ribattono i sindacati nella speranza che possa essere riammessa in gioco la Mb Solar, la società di Singapore che ha manifestato l’interesse a entrare in possesso del polo industriale con un piano di rilancio. Pare che i contatti fra Mb Solar e Al Invest, la società alla quale il tribunale ha assegnato lo stabilimento (con vincolo di bonifica) ci siano già stati ma che nessuna trattativa in questa situazione possa svilupparsi. Intanto, malgrado l’azione di sciopero degli operai, si è aggiunta un’altra tacca nelle operazioni di svuotamento che, completato, significherebbe dismissione. SIM













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