Estratto vivo dalla valanga 

Val d’Ultimo. Travolto da una slavina sotto l’Orecchia di Lepre: l’alpinista trentino di 53 anni si è salvato scavando un buco nella neve Le operazioni di soccorso a quota 2800 sono state complicate dal forte vento. L’escursionista è stato elitrasportato al Tappeiner in ipotermia


Simone Facchini


Ultimo. Erano in tre scialpinisti, su quel sentiero della val d’Ultimo sotto l’Orecchia di Lepre, vetta di 3.257 metri del gruppo Cevedale-Ortles che sull’altro versante guarda alla val Martello. La valanga li ha investiti, due solo parzialmente. Uno dei tre è stato travolto. La storia è a lieto fine, grazie a una combinazione fra circostanze, esperienza, prontezza di riflessi e organizzazione delle squadre di soccorso. Il bollettino medico alla fine dei conti parla di un paziente in stato ipotermico, ferito lieve. È Fulvio Giovannini, 53 anni di Zambana in provincia di Trento, volto noto negli ambienti degli alpinisti. Al suo attivo tante imprese estreme tra la Russia alle Americhe.

Il bilancio di gravità limitata è l’esito di un’operazione a largo raggio che ha coinvolto decine di uomini fra il Soccorso alpino, l’elicottero Pelikan 2 e quello dell’Aiut Alpin, l’unità cinofila del Soccorso alpino della guardia di finanza di Tione e i carabinieri. Bilancio fortunatamente limitato, anche in considerazione delle dimensioni notevoli della valanga: una cinquantina di metri di fronte per 600 metri di lunghezza.

Pericolo moderato.

Fra grado uno e due, dunque fra basso e moderato, il grado di pericolo valanghe segnalato ieri in val d’Ultimo. Una giornata senza ostacoli meteo, almeno all’apparenza. Poi il vento violento ha cominciato a scarmigliare la zona. L’alta montagna sa cogliere di sorpresa anche gli escursionisti più navigati. Erano da poco passate le 13 quando dalla centrale provinciale delle emergenze è stato messo in moto il meccanismo di soccorso.

L’intervento.

Il segnale è stato dato da uno dei due escursionisti solo parzialmente colpiti dalla coltre di neve, fino alle ginocchia. Il terzo è stato invece sepolto dalla slavina. Ma solo per pochi centimetri, almeno nella parte superiore del corpo: lui stesso è riuscito a ricavare «un varco nella neve che gli ha consentito di continuare a respirare», racconta Nikolaus Gruber, capo del soccorso alpino della val d’Ultimo. Le gambe erano affossate in 60-70 centimetri di neve che gli bloccavano ogni possibilità di uscita autonoma. Una decina gli uomini del Brd elitrasportati sul posto, dove il fronte di neve si è staccato tra la cima Piccola Orecchia di Lepre e il passo Film, a una quota di circa 2800 metri. L’operazione di soccorso è stata complicata dalle folate, che verosimilmente provocando cumuli di neve hanno contribuito al distacco della massa nevosa.

I soccorritori del Brd di Ultimo e del Soccorso alpino della Guardia di finanza di Tione hanno subito iniziato le ricerche con Artva e unità cinofile. Notato uno sci che sbucava dalla coltre bianca, hanno iniziato a scavare per estrarre lo scialpinista sepolto, poi elitrasportato all’ospedale Tappeiner.













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