Falda freatica a Sinigo, la giunta corre ai ripari 

Lo studio. L’indagine individua “punti di criticità” e l’amministrazione cerca le contromisure Il deflusso delle acque meteoriche tra i principali problemi per la zona di piazza Vittorio Veneto


sara martinello


Merano. Che per le case di piazza Vittorio Veneto sussista qualche rischio non viene detto, ma nemmeno si smentisce il timore degli abitanti di ritrovarsi un giorno con le abitazioni allagate. “Con i dati raccolti nello studio della falda freatica l’amministrazione ha potuto ricavare un quadro chiaro e completo della situazione attuale e individuare eventuali rischi e contromisure”, fa sapere in una nota il Comune.

Ma per i residenti la situazione sembra ancora una nebulosa di incertezze e paure, annerata dallo sconforto rispetto a una possibile svalutazione dei loro immobili. Tanto più che la giunta ha deciso di richiedere alcune offerte a professionisti e imprese specializzate nel settore ingegneristico-idraulico, da interpellare per la valutazione di “alcune problematiche come i deflussi superficiali e la rete di smaltimento acque meteoriche e i relativi aspetti tecnici”, sempre secondo il comunicato diffuso.

Intanto l’indagine idrogeologica sulla piazza ha dato alla presidente del consiglio comunale Francesca Schir lo spunto per una mozione all’ordine del giorno della prossima seduta e relativa alla falda sotto l’areale della Solland, sulla quale Schir propone uno studio analogo.

La storia della piazza.

Lo scorso anno il geologo Ambrogio Dessì era stato incaricato dal Comune di elaborare uno studio sulla falda acquifera di Sinigo. Dopo un’analisi preliminare dei vari dati a disposizione in diversi punti adiacenti a piazza Vittorio Veneto, carotaggi, scavi e indagini geognostiche, l’esperto ha elaborato un quadro dettagliato della situazione, che è stato illustrato l’altro giorno alla giunta. Dalla cartografia dell’Istituto geografico militare risulta che almeno fino alla fine degli anni Settanta era ancora presente la serie di opere di raccolta, drenaggio ed eduzione sia delle acque superficiali sia di quelle sotterranee, nonché un’idrovora. Opere realizzate verso la fine degli anni Venti, quando pochi anni prima, nel 1915, nell’area c’erano estese zone paludose o con la falda affiorante al piano campagna, come scrive Dessì nel sunto presentato alla giunta. Con la costruzione di edifici residenziali, poi, la progressiva dismissione o modifica delle opere di bonifica.

“Punti di criticità”.

“Dalle indagini – scrive il geologo – è stato possibile ricostruire il quadro idrogeologico dell’area, la presenza di almeno due tipi di falda (precisamente superficiale e profonda) e la morfologia della falda, le sue direzioni, i punti di alimentazione. La registrazione in continuo del livello della falda superficiale, a cui si devono i disagi della popolazione, ha premesso di definire e quantificare la risalita della falda a seguito delle piogge, che nell’anno di osservazione hanno avuto delle punte di 100 millimetri in tre giorni. Sono stati evidenziati punti dove è evidente un ristagno della falda, dove la falda sale fino al piano campagna, dove invece la falda è ancora drenata da qualche canale o dove la velocità di scorrimento delle acque nei canali rallenta tanto da creare situazioni di equilibrio o di alimentazione della falda, in ogni caso annullando la funzione drenante dei canali”. Sono stati quindi evidenziati “punti di criticità dove intervenire con opere di carattere idraulico per giungere a una mitigazione e soprattutto a un controllo dei massimi afflussi durante le precipitazioni”.

Il piano di recupero.

«Sul tema l’amministrazione comunale ha organizzato diversi incontri ai quali hanno partecipato numerosi cittadini. Vogliamo ringraziare tutti gli abitanti di Sinigo per la loro disponibilità a collaborare allo studio e i proprietari che hanno permesso l’accesso ai loro terreni per le indagini necessarie», commenta l’assessora all’urbanistica e all’ambiente Madeleine Rohrer.

Tale disponibilità era stata dichiarata dai residenti nell’incontro dell’ottobre del 2018, al quale aveva fatto immediato seguito l’annuncio che entro la fine dell’anno il Piano di recupero sarebbe stato modificato sulla base delle analisi idrogeologiche compiute da Dessì e di alcune richieste avanzate dai proprietari. La modifica è arrivata nell’agosto del 2019, con una delibera della giunta cui è stata allegata una perizia geologica attestante che il progetto di risistemazione della piazza non peggiorerebbe in alcun modo la situazione attuale, ma anzi la migliorerebbe sensibilmente, in particolare nell’area della piazza nella quale sorge la banca. Resta da sciogliere il nodo della nuova scuola in via Piedimonte e degli effetti che questa avrà sulla falda.

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