«L’odio sta crescendo: servono atti di coraggio» 

La cerimonia. Paul Rösch guarda con allarme al pericolo di un ritorno del nazifascismo «Ci vuole la forza di levare la propria voce tutti i giorni: sull’autobus, al lavoro, fra amici»



Merano. Quest’anno il Giorno della Memoria ha avuto un sapore ancora più amaro. Più che di rigurgiti nazifascisti, le cronache degli ultimi mesi ci parlano di una vera e propria ondata di odio, antisemita e non. Cosa che ha reso ancor più grevi le parole delle autorità intervenute ieri alla cerimonia di commemorazione delle vittime della persecuzione contro ebrei, sinti, oppositori politici, omosessuali e persone con disabilità al Luogo della Memoria di via Zuegg. «La testimonianza diretta è sempre più rara – questo il monito del vicesindaco Andrea Rossi –, quindi sta a noi non farla cadere nel vuoto».

«Oggi vedo di fronte a me molte più persone rispetto alla prima volta che partecipai a questa cerimonia da sindaco», così Paul Rösch davanti rappresentanti politici, autorità militari, associazioni combattentistiche e d’arma e alle autorità religiose – don Gioele Salvaterra e il pastore della chiesa evangelica Martin Krautwurst, con Roberto Nahum della comunità ebraica. «È un segnale della sfida che oggi rappresenta l’impegnarsi nella propria vita quotidiana contro l’odio e l’emarginazione. Ci vuole coraggio per levare la propria voce e opporsi a un gesto di discriminazione che avviene proprio davanti ai nostri occhi: sull’autobus, al lavoro, fra amici. Servono coraggio civile e la consapevolezza che tutti noi siamo responsabili della difesa dei valori sui quali si fonda la nostra comunità. Ognuno di noi, a ben vedere, è parte di una minoranza. Le cerimonie ci aiutano a rafforzare in noi questi valori fondamentali, perché creano spazi e occasioni per la riflessione. L’importanza di questi riti comuni è riconosciuta a volte solo più tardi, quando non c’è davanti a noi una targa commemorativa a ricordarci il nostro dovere ed è la nostra voce interiore a dirci che è necessario protestare e opporre resistenza ogniqualvolta vengano lesi i diritti e la dignità di uomini e donne».

Il Luogo della Memoria è stato istituito ufficialmente nell’area dell’ex caserma Bosin il 27 gennaio del 2010. Una targa in marmo, apposta sul muro di recinzione, ricorda questo luogo di sofferenza. Durante la Seconda Guerra mondiale l’allora caserma per la guardia alla frontiera fu infatti trasformata in campo di concentramento. Allestito come sottocampo del lager di Bolzano, inizialmente nella vicina caserma Rossi, fu attivo dall’ottobre del 1944 fino all’aprile del 1945. Ci furono rinchiusi per motivi politici, bellici e razziali, e costretti a lavori forzati, uomini e donne di lingua e di religioni diverse.













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