La Caritas apre 10 alloggi protetti 

Tra via Verdi e via Galilei. Si chiama “Casa Marta e Maria” ed è la nuova sede centrale dell’organizzazione diocesana Costato 3,2 milioni di euro, l’edificio ospiterà persone senza fissa dimora che seguono percorsi di reinserimento sociale



Merano. La Caritas meranese ha una nuova sede. Ieri l’inaugurazione, alla presenza del vescovo Ivo Muser, del direttore Paolo Valente, del sindaco Paul Rösch, dell’assessore al sociale Stefan Frötscher e delle maestranze, dell’edificio aggiunto alla storica Spatzenturm. Il complesso ha preso il nome di “Casa Marta e Maria” e ospiterà cinque diversi servizi, oltre a dieci miniappartamenti dove troveranno un alloggio sicuro altrettante persone senza fissa dimora del servizio Domus che stanno seguendo un percorso di integrazione nella società e che finora sono state ospitate dalle suore di Quarazze. I lavori, costati circa 2,3 milioni di euro (di cui una quota in carico alla Provincia), sono stati autorizzati dalle Belle Arti.

Marta e Maria.

Prima di una lettura del vangelo di Luca per benedire i locali annessi al convento delle suore di Santa Croce, all’angolo tra via Verdi e via Galilei, il vescovo cita Ignazio di Loyola per spiegare il proprio augurio alla Caritas nella sua nuova sede. Per farsi capire meglio impiega il latino: «Actio in contemplatione, contemplatio in actione. Marta e Maria, le due sorelle del Nuovo testamento, rappresentano del due dimensioni essenziali della Caritas e della comunità cristiana, l’ascolto e il servizio. Solo insieme possono essere espressione della carità cristiana. L’ascolto e l’azione, la riflessione e l’impegno, la preghiera e il lavoro – ora et labora – non sono atteggiamenti in contrapposizione tra loro. Marta e Maria sono i due modi complementari di accogliere l’altro».

Dai margini al centro.

Valente indossa un grembiule, simbolo dell’essere al servizio del prossimo. Racconta la storia della vecchia Spatzenturm, un tempo fuori le mura cittadine, perché quello era il posto dei poveri e degli infermi. Proprio come per Santo Spirito o per il lazzaretto di san Leonardo, dove oggi c’è l’Opera serafica. «La Caritas – così il direttore – è felice di poter aiutare le persone nel bel mezzo della città, perché una città che emargina produce quella che papa Francesco chiama “cultura dello scarto”». Il sindaco raccoglie la citazione e la inserisce nell’attualità: «Negli ultimi tre mesi la parola “dignità” è salita alle nostre orecchie, finalmente. Chi ha il microfono, ora? Non certo le persone in difficoltà. Il nostro compito è di andare incontro a chi soffre, di ascoltarlo. Dopo la quarantena sono aumentate le richieste di aiuto psicologico e materiale. Un servizio di assistenza e di consulenza agli indigenti che la Caritas garantisce puntualmente dando testimonianza quotidiana e concreta di solidarietà nei confronti delle persone più deboli e per la quale desidero esprimere la riconoscenza mia, dell’amministrazione e della comunità che rappresento».

La nuova sede.

I lavori, su progetto dell’architetto Angelika Margesin, hanno tenuto conto della parte storica dell’edificio, in particolare della torre, sviluppando la parte nuova con linee moderne. Sobrietà e funzionalità i criteri seguiti per la ristrutturazione. Nella struttura hanno trovato posto numerosi servizi che la Caritas offre da anni a Merano e nel Burgraviato: dal servizio Caritas&comunità, al servizio Hospice, passando per l’assistenza domiciliare, per il servizio di consulenza debitori e per Moca, il servizio di soglia minima destinato ai migranti. Nella casa, all’ultimo piano, si trovano inoltre dieci piccole unità abitative indipendenti del progetto Domus, collegato al servizio Archè, per rispondere a situazioni di bisogno abitativo acuto e reinserimento sociale. S.M.













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