Ladurner, le mani sulla Solland 

Offerta triplicata. Dopo un’ora di serrate contrattazioni al rialzo Al Invest srl si aggiudica l’asta per 1 milione e 750 mila euro Ottanta rilanci per scalzare gli offerenti veronesi e impadronirsi dell’areale: «Il rischio è alto. Bonificheremo, divideremo in lotti e venderemo»


Sara Martinello


Merano. C’è voluta un’ora di serratissime contrattazioni al rialzo, ieri, nell’aula delle aste giudiziarie del tribunale di bolzano, perché al invest srl riuscisse ad avere la meglio sulla veronese new project. l’ha spuntata con 1 milione e 750 mila euro, una cifra più che triplicata rispetto alla base d’asta, fissata a 500 mila euro. Ora, una volta che gli operai avranno concluso le operazioni di svuotamento dei silani, saranno Ladurner e Auer a gestire la bonifica dell’areale ex Solland.

Un’ottantina di rilanci.

Bocche cucite per evitare turbative d’asta tra il mezzogiorno di lunedì, termine per la presentazione delle offerte, e il mezzogiorno di ieri, quando la giudice Francesca Bortolotti ha aperto sotto gli occhi del curatore fallimentare Bruno Mellarini le buste pervenute. Quattro gli offerenti: oltre ad Al Invest srl (società formata da Andreas Auer, amministratore della Erdbau, e da Lukas Ladurner di Ladurner Ambiente spa) e a New Project si sono fatte avanti anche Hkw e Riel, ritiratesi quasi subito. Partiti da 510 mila euro, con un’ottantina di rilanci si è arrivati alla somma di un milione e 750 mila euro. «Eravamo al limite della nostra disponibilità», la chiosa di Lukas Ladurner.

Al Invest e le bonifiche.

Erdbau si occupa fra le altre cose di lavori di movimento terra, di demolizioni, di riciclaggio e di bonifiche. Azienda specializzata è anche Ladurner Ambiente, nel cui Cda siede Lukas Ladurner. Insieme le due aziende hanno dato vita a un progetto comune già nel 2009, fondando Rem Tec, che nel 2012 ha acquisito i rami di bonifica delle due aziende.

Il futuro dell’areale.

Fatte le debite proporzioni, i soldi sborsati per l’acquisto dei beni residui – il magazzino e gli assets immobiliari, gli impianti, i macchinari, le attrezzature e gli arredi individuati nel bando di gara – sembrano bruscolini di fronte all’onere finanziario della bonifica. Sulla base di quanto già fatto nella zona più meridionale, la Provincia ha ipotizzato che la spesa si aggiri fra i 30 e i 50 milioni di euro. Il problema è che nessuno sa che cosa Auer e Ladurner troveranno. «Sicuramente dopo l’approvazione del progetto di bonifica ci vorranno quattro-cinque anni di lavoro – spiega Ladurner –, ma è il nostro mestiere. Abbatteremo l’impianto, ripuliremo il terreno e poi ne faremo lotti, grandi o piccoli a seconda di quel che richiederà il mercato, per rivenderli come zona produttiva». Parte dell’area sarà destinata alla messa in sicurezza dei materiali non asportabili, come prevedono gli oneri a carico dell’acquirente. «Si farà probabilmente come più a sud, in via Kravogl: una messa in sicurezza permanente, una bonifica moderna. Se vogliamo definirla “discarica” facciamolo, ma teniamo presente che sarà una “discarica” protetta da guaine e da argilla, coperta e sigillata». Ma perché arrivare a un’asta così feroce, triplicando il prezzo base? «Il rischio è alto – risponde Ladurner –. Ma è davanti alla nostra porta e non potevamo farcela scappare».

Palazzo Widmann.

«Siamo soddisfatti - commenta il presidente della Provincia, Arno Kompatscher - di poter mettere la parola fine ad una storia industriale che era diventata davvero problematica. Ora l’areale potrà essere riqualificato tornando una normale zona produttiva. Da parte della Provincia non resta che attendere il completamento dell'iter amministrativo della procedura fallimentare, per poi prendere contatto con i nuovi proprietari dell'areale Solland Silicon e fissare assieme i prossimi passi».













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