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Merano-Bolzano, treni in ritardo: la rabbia dei pendolari

La consigliera Kieser: «Quest’estate rimasta a piedi almeno 10 volte per cancellazioni». Gli studenti universitari: «Non vogliamo ristori, ma tempi certi per tornare a casa»



MERANO. Sollevazione da parte dei tanti pendolari, si calcola siano almeno 300 ogni giorno ma verosimilmente anche di più, che da Merano si recano quotidianamente a Bolzano per motivi di lavoro, utilizzando il mezzo pubblico, in particolare il treno.

A prendere la parola per tutti, in questa occasione, è la consigliera comunale dei Verdi Olivia Kieser - lei stessa pendolare - la quale anche in un post sui social lamenta una situazione di profondo disagio da lei stessa vissuta. «I ritardi sulla linea ferroviaria Merano-Bolzano non sono un evento raro», premette Kieser. «Nel mio caso, solo per almeno una decina di volte questa estate sono rimasta a piedi alla stazione per via della cancellazione di un convoglio».

«Non solo cancellazioni, ma anche una serie di ritardi, ovvero treni che si fermavano nel mezzo della tratta per anche 40 minuti, e dopo una attesa arriva la comunicazione del capotreno: scendere tutti», racconta la consigliera comunale. Pochi giorni fa, in occasione della presentazione in consiglio del progetto il quale, una volta terminato, porterà Merano ad avere un garage in caverna sotto Monte San Zeno, Kieser aveva spiegato di non essere interessata all’opera proprio in quanto non in possesso di una macchina. Un modo per puntare i fari sul trasporto pubblico.

Nel corso del suo intervento, la consigliera verde aveva chiesto all’amministrazione comunale interventi per la mobilità meranese con soluzioni rispettose della vocazione green della nostra città.

Tornando alla questione dei ritardi dei treni sulla linea Merano-Bolzano, ancora Kieser: «Per quanto mi riguarda, il risultato di questi continui disservizi è che i pendolari finiscono per arrabbiarsi, me compresa che ancora una volta non riesco ad arrivare a destinazione in tempo», tuona la consigliera la quale conclude la sua invettiva con una amara considerazione, soprattutto per chi ha deciso di fare della rinuncia all’auto uno stile di vita: «Devo constatare che nel lungo periodo non è facile fare a meno di un'auto, per chi ogni giorno deve recarsi a Bolzano per lavoro».

Sulla stessa linea d’onda, diversi studenti pendolari, in particolare ragazzi che frequentano l’Università a Bolzano o Trento e che giornalmente utilizzano il treno come mezzo di trasporto. Spiega una di loro: «Dall’anno scorso percorro la tratta Merano-Bolzano in treno praticamente ogni giorno e devo dire che sempre più è diventato un calvario. A Bolzano capita regolarmente che il treno per Merano venga spostato su un altro binario all’improvviso, obbligando decine di persone a una corsa per non perderlo, oppure, e non è raro, capita che i treni tra le 17.05 e le 18.35 verso Merano vengano cancellati senza alcun motivo apparente e comunicazione. Questo significa arrivare a casa dopo due ore dalla fine delle lezioni, con tutto quello che ciò comporta, anche se dal capoluogo a Merano in auto ci si impiegherebbe solo 25 minuti», spiega la ragazza, parlando un poco per tutti.

Consapevole dei disagi ricorrenti per i pendolari del treno, seguendo una normativa comunitaria che lo prevede, la Provincia ha recentemente istituito il riconoscimento di un bonus, valido per gli anni 2016/2024, a titolo di ristoro per eventuali disservizi subiti dai soli abbonati del sistema tariffario provinciale Alto Adige. L’abbonato non deve fare alcuna domanda per usufruire del bonus, in quanto l’accredito o la detrazione dello stesso saranno automatici. Soluzione del problema? Nemmeno per sogno, spiegano i ragazzi sul treno per Bolzano: «La nostra aspettativa è tornare a casa in un tempo decente, non passare tre ore al giorno sul treno per poi vederci rimborsato un importo il cui calcolo, secondo quanto previsto dalla normativa provinciale, è quanto di più criptico ci possa essere e che comunque non può superare i 50 euro al mese», spiega uno studente universitario che promette: «Non sarà facile, visto che non tutti ci conosciamo ed è difficile creare un gruppo, ma se le cose non miglioreranno, cercheremo di organizzare delle proteste coordinate». J.M.













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