La protesta

«Merano, mancano panchine». Ma è colpa dei teppisti 

Anziani e genitori con bambini piccoli chiedono più sedute anche nelle vie periferiche. Vandali le buttano nel Passirio o le rompono. Giardineria costretta a un continuo potenziamento


Sara Martinello


MERANO. Estate. Il caldo, la fatica, la ricerca di un albero per trovare sollievo all’ombra della sua chioma. Ma dove sedersi? In certe strade – una su tutte, via Wolf – la sensazione è che le panchine siano via via scomparse.

Protestano le persone più anziane, le madri di bambini piccoli, protesta chi vorrebbe cinque minuti di sollievo dopo aver fatto la spesa. La direttrice della Giardineria comunale sospira: «Sulle panchine meranesi ci si potrebbe scrivere un libro intero». Sì, perché le sedute non spariscono tanto per via dell’usura, quanto piuttosto per i vandalismi. Oppure vengono installate e poi levate per le lamentele di chi abita nelle immediate vicinanze. Intanto arriva una notizia consolatoria: grazie alla variazione di bilancio appena approvata dalla commissaria, in autunno ne arriveranno una trentina, nuove, da aggiungere alle 1.100 panchine storiche e alle oltre 200 nei parchi.

“Numerose sono le panchine rimosse dalle passeggiate e dalle strade cittadine, per non parlare di quelle situate in luoghi un po’ nascosti che, diventate rifugio dei senzatetto con tutto ciò che ne consegue, sono state eliminate per dare soluzione immediata alle lamentele dei vicini”, scriveva Vanda Carbone all’allora sindaco Paul Rösch in una lettera del 2017, chiedendogli di approfittare del giubileo cittadino per reinserire sedute non solo in centro, ma anche nelle vie più defilate.

Ancora oggi al di fuori dei circuiti dello shopping e del turismo sono rade le possibilità di riposare le gambe, appoggiare le borse della spesa e tirare il fiato. Magari anche di intrattenersi con amici senza dover per forza spendere al tavolino di un bar: in tante città italiane si ragiona da tempo sulla capitalizzazione dello spazio pubblico, con la socialità immediata e gratuita erosa dalle possibilità di guadagno. Tanto vale non muoversi di casa rinunciando all’esercizio fisico all’aria aperta o abbandonare il commercio di vicinato in favore dei supermercati raggiungibili in automobile.

In realtà da anni la Giardineria opera un potenziamento nella direzione delle richieste della cittadinanza. Oltre alle circa trenta in arrivo nella seconda metà dell’anno – i fondi stanziati permettono di acquistare i piedi in ghisa di quelle storiche – la scorsa primavera ne sono state sostituite ottanta. Alcune da cambiare dopo il gelo invernale (la ghisa è un materiale “fragile”) e molte da rimettere in sesto o proprio da reinstallare dopo essere state vandalizzate.

Schwarz evidenzia i limiti dell’azione delle Giardinerie, sempre concertata col comando di polizia locale: «Ci possono essere ragioni di tipo logistico, ad esempio un’insufficiente larghezza dei marciapiedi. Oppure le lamentele dei vicini per eventuali schiamazzi in orario di riposo. Consideriamo poi che per la maggior parte le panchine sono mobili, quindi viaggiano da sole...». Viaggiano? «Sì, ad esempio quelle lungo la Tappeiner – risponde Andreas Spöttl, coordinatore delle Giardinerie –, perché spesso vandali le divellono, le bruciano o le buttano nella boscaglia. Certe lungo il Passirio finiscono direttamente nel torrente. Per recuperarle abbiamo un gancio, altrimenti chiamiamo i vigili del fuoco. Ma a volte sono proprio irrecuperabili. Risistemarle non è cosa da poco, significa comprare le tavole, farle preparare dai falegnami del Cantiere comunale, verniciarle due volte, per un costo tra i 150 e i 200 euro. Su mille ogni anno ne vanno cambiate duecento, e una panchina, se tutto va bene, dura in media cinque anni».

I vandalismi non sono l’unico problema. Ci sono anche gli schiamazzi e le conseguenti lamentele. Spöttl ne ha sentite tante: «Ai tempi dell’assessora Heidi Siebenförcher ci fu chiesto di aumentare il numero di sedute lungo i Portici. Tempo tre o quattro mesi e fummo chiamati a toglierle, perché a un aumento delle panchine corrisponde un aumento delle immondizie sul selciato, servono più bidoni nelle immediate vicinanze. Un’altra volta l’ex vicedindaco Giorgio Balzarini ci fece mettere due panchine in via Verdi, in prossimità dell’incrocio con via Wolf e via Galilei. Mezz’ora dopo ci arrivò una telefonata: andavano levate, ché altrimenti quel posto avrebbe attratto persone senza fissa dimora. E ancora, l’anno scorso ce le hanno chieste gli anziani di Sinigo. Noi allora ne abbiamo installate alcune, per poi toglierle a seguito delle lamentele dei residenti in merito a degrado e schiamazzi».













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