Solland, sindacati contro Rösch «Dal Qatar ci sono garanzie» 

Il timore di un “Pugliese II”. I compratori sarebbero intenzionati ad assumere tutti e 80 i lavoratori, più altri 70 in futuro Parrichini (Cgil): «I partiti fanno proclami, ma in tribunale ero da solo». Il ministro Fraccaro: «Pronti a un tavolo tecnico»


Sara Martinello


Merano. «In tutta la vicenda della Solland, ho avuto la sensazione che Rösch abbia dapprima eretto un muro per impedire che gli impianti ripartissero, cambiando opinione quando grazie alle pressioni del sindacato e del Ministero per lo sviluppo economico si è trovato un compratore. “Basta che sia mantenuta la sicurezza delle persone”, diceva. E ora di nuovo un muro, più alto di prima». Questo il primo commento di Stefano Parrichini, segretario provinciale della Filctem/Cgil, a seguito della lettera aperta ai ministri Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro in cui il sindaco ha espresso preoccupazione relativamente alla notizia dell’intenzione di acquisto della fabbrica da parte di un’azienda del Qatar, frantumando “l’occasione storica per riuscire a congedarsi da un complesso industriale che è sempre stato un corpo estraneo in questa città e una fonte evidente di pericolo per la popolazione locale e per l’intero circondario”. Dal canto suo, lo stesso Fraccaro risponde così: «Noi abbiamo favorito il buon esito delle gare volute inizialmente dalla Provincia. Se il sindaco ritiene che questa non svolga al meglio il proprio lavoro, ben venga un tavolo tecnico col Ministero, per un maggiore controllo».

La scadenza del saldo.

Non giova all’interpretazione delle parole del sindaco Paul Rösch il tempismo della lettera, datata 17 maggio. Perché proprio ieri, il 18, è scaduto il termine per il saldo dei 4,5 milioni che l’azienda del Qatar avrebbe dovuto pagare per l’acquisto dell’impianto industriale di Sinigo. «Forse il sindaco è a conoscenza di qualcosa che noi non sappiamo», ipotizza Parrichini. Interpellato, Rösch spiega di non saperne nulla. «La mia unica preoccupazione è che ci troviamo di fronte a un nuovo Pugliese», ribadisce. Su quest’affermazione è d’accordo Maurizio Albrigo (Cisl), che fino alla fine del 2017 ha gestito in forma diretta la dinamica dello stabilimento: «C’è ambiguità, nessuno dice il nome del compratore. E poi, se dopo essere partiti con una base d’asta di 30 milioni ora si è arrivati a 5, possiamo dire che la Solland è stata regalata. Ma serviranno molti più soldi per riavviarla». Parrichini risponde che «ora, rispetto alla vicenda Pugliese, facciamo i conti con un’azienda che ha le competenze tecniche per risollevare la Solland. Non solo, anzi: dal Qatar sono giunte dichiarazioni rispetto all’intenzione di creare nel sito un centro di ricerca per sviluppare energia green, e saranno prodotti cristalli di qualità superiore coi quali fare pannelli solari di terza generazione. Insomma, le possibilità di sviluppo ci sono e sono serie. In più, se lo stabilimento ripartirà, il Comune incasserà parecchi soldi con le tasse». A confermare le intenzioni del compratore ci sarebbe il deposito di una caparra da 500 mila euro e la garanzia del mantenimento della sicurezza dal primo al 31 maggio, attraverso un’agenzia interinale, onere che fino al 30 aprile era in carico alla Memc.

Garanzie per i lavoratori.

Secondo quanto fa sapere Parrichini, il compratore assumerebbe tutti e 80 i lavoratori attualmente impiegati nello stabilimento. Dopodiché vorrebbe arrivare a regime, quindi a 150 persone, assumendone ancora una settantina. Se Rösch attesta come varie aziende del Burgraviato siano in cerca di personale, Albrigo cita i problemi che sorgerebbero col licenziamento degli 80 lavoratori. «Hanno un’anzianità importante – dice – e quindi un’altrettanto importante retribuzione. Hanno impostato la loro vita in base a uno stipendio che, in caso di assunzione in una nuova struttura, si ridurrebbe circa del 30%. E questo stravolgerebbe le loro vite. Per non parlare del lavoro indiretto, cioè delle aziende, come Alperia, legate alla Solland. Rösch è disposto ad assumere in Comune gli 80 lavoratori già domani?».

Il ruolo della politica.

Partito Democratico, Alleanza per Merano, Civica per Merano, Movimento 5 stelle, Fratelli d’Italia. Praticamente tutti si sono lanciati nelle accuse al sindaco. «Dalle destre me lo aspettavo – commenta Rösch –. La Civica si è dimostrata una lista populista: finora per i lavoratori non ha fatto niente, e ora ciancia. E non c’è un fattore “etnico”, a me interessa la sicurezza dei miei concittadini. E che non sia un altro Pugliese». Sindacalisti concordi sulla posizione dei partiti: «Ognuno si è presentato alla fabbrica come il salvatore, ma oltre alle belle parole nessuno ha mai fatto niente, se non Durnwalder alla fine del suo mandato e Kompatscher poi, investendo 700 mila euro al mese, circa 20 milioni totali, pure con lo stretto controllo della Corte dei conti e con l’opposizione del consiglio provinciale», precisa Albrigo. Parrichini liquida così il polverone politico: «Dei partiti non ho mai visto nessuno. E in tribunale, in tribunale ero da solo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Altre notizie

Attualità