Solland, «versati 1,5 milioni di dollari per ripartire»

Merano. La vicenda dell’assegnazione della Solland potrebbe non essere chiusa. Lo sostiene il Movimento 5 stelle per voce del consigliere provinciale Diego Nicolini che afferma: «Abbiamo avuto...



Merano. La vicenda dell’assegnazione della Solland potrebbe non essere chiusa. Lo sostiene il Movimento 5 stelle per voce del consigliere provinciale Diego Nicolini che afferma: «Abbiamo avuto riscontro che una società del gruppo industriale Hector Capital basato a Singapore, ha presentato un'offerta per rilanciare la Solland di Sinigo. A tempi quasi scaduti, confidando negli otto giorni successivi per gli eventuali ricorsi, questa offerta mira a mantenere l’impianto in attività per la lavorazione del silicio». Secondo il consigliere pentastellato, la Hector Capital avrebbe già fatto pervenire alla curatela fallimentare un deposito di 1,5 milioni di dollari con l’impegno vincolante dell’offerta di 5 milioni di dollari. Nicolini entra nel dettaglio: «Nei giorni scorsi anche la Cgca (China Group Companies Association), un’associazione imprenditoriale cinese i cui associati generano un fatturato annuo per oltre 2 trilioni di dollari, hanno dato supporto all’iniziativa della Hector Capital attraverso una manifestazione di interesse per la qualità dei materiali prodotti dalla Solland, affermando che questo tipo di produzione e la qualità dei manufatti rappresenta un asset strategico per il governo cinese che ha come obiettivo di differenziare le fonti di approvvigionamento per la produzione dei semiconduttori, tra le componenti fondamentali per l’industria tecnologica. Ad oggi le aziende capaci di raffinare il silicio in maniera tale da fornire materia prima per i semiconduttori sono soltanto 5/6 al mondo (inclusa la Solland-Silicon) e tra di esse il player maggiormente presente sul mercato cinese è la tedesca Wacker. È chiaro come nella guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina, quest’ultima ha tutto l’interesse a differenziare le fonti di fornitura, temendo un eventuale blocco da parte della Wacker, che tra l’altro possiede diversi stabilimenti nel nord-America».

La vicenda Solland, dice ancora Nicolini, «travalica i confini nazionali e si inserisce all’interno di complesse strategie di geo-politica internazionale e la totale mancanza di attenzione a questi aspetti, da parte della politica locale, desta qualche preoccupazione». Il riferimento diretto è all’ordinanza di svuotamento firmata dalla Provincia. Indirettamente, molto starà alle decisioni della giudice fallimentare.













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