Sotto la MeBo torna la baraccopoli 

Fra i binari e l’Adige, vicino alla stazione di Maia Bassa, una decina di persone vive nel degrado più assoluto


di Simone Facchini


MERANO. Il villaggio della disperazione non ha un numero civico, ma un indirizzo c’è. Si trova sotto il viadotto della MeBo, stretto tra i binari e l'Adige, a due passi dalla stazione di Maia Bassa e dal ponte di Marlengo. Nascosto, ma non abbastanza per non essere notato. Abitato da invisibili, tali nella definizione ma non nella realtà. La notte cela agli sguardi l’accampamento e chi lo popola, ma di giorno i suoi abitanti si spostano verso la Promenade o in un altro angolo del centro. Tendono la mano o appoggiano la ciotola a terra, nella silenziosa, quotidiana richiesta di elemosina. Inginocchiati, piegati, con visi e vestiti logori, vengono scacciati dai posti più redditizi della questua dalla concorrenza più agguerrita che prende posizione soprattutto quando il turismo cresce e le possibilità di ottenere denaro aumentano di pari passo, nello sventurato valzer dell’accattonaggio. Con la sera, tornano al loro anfratto.

Nella baraccopoli sotto il viadotto una decina di persone, principalmente di nazionalità romena, ha costruito la sua residenza, si passi il termine. Nelle ore fredde e umide si scaldanoaccendendo dei fuochi. Il giaciglio è di cenci, quando va bene di materassi recuperati chissà dove. Tende per ricoprire chissà quale intimità, ma anche mobili, poltrone e armadi. Uno spettrale salotto di arredi trasportati ai bordi dell’argine con pericolosi attraversamenti delle rotaie.

L’insediamento abusivo sotto il viadotto non è un fatto nuovo. Già altre volte la polizia municipale se ne è occupata, disponendone lo sgombero. Le condizioni igieniche sono allucinanti. Rifiuti e scarti di ogni genere imperversano fra gli instabili ripari.

L’ultima evacuazione risale a qualche anno fa. Quando avvenne, il manipolo di esistenze borderline si trasferì poco più in là, installandosi al margine del piazzale un tempo occupato dalla segheria Haller in via Scuderie, dove sorgerà l’appendice meranese di Alperia. I suoi abitanti vennero allontanati pure da lì, circa tre anni fa. Sembravano scomparsi, poi sono tornati, ripopolando prima con un bivacco e via via con allestimenti raffazzonati quella striscia fra binari e acqua. Ad ogni sgombero, vengono indirizzati ai servizi sociali ma rifiutano di inserirsi nella rete che pure avrebbe delle risorse. Anche questa volta, la baraccopoli sarà smantellata e l’argine ripulito. Ma poi?

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