L'INTERVISTA dominik plangger in tournée 

«Suonando De Gregori ho trovato la mia America» 

Musica. Il cantautore venostano spopola col suo folk sui palchi della Germania «È iniziato tutto da un viaggio insieme a Joe Chiericati, Mauro Ferrarese e Aronne Dall’Oro»


Jimmy Milanese


Silandro. È partito lo scorso weekend al teatro Puccini il tour europeo del cantautore Dominik Plangger. Originario della val Venosta, una vita passata tra le strade meranesi a suonare assieme a un gruppo di amici, da qualche anno Plangger è diventato una star nel mondo musicale germanico, con concerti anche in Austria e Svizzera, in palazzetti gremiti di fan. Quindi, la prima data nel teatro meranese, e poi il ritorno sui palcoscenici tedeschi, dove ormai Plangger è seguito per la sua voce morbida e vellutata, ma con quell’armonia latina che lo ha reso una vera e propria celebrità.

Dominik, quale genere di musica predilige come cantautore?

«Compongo brani folk, sono influenzato dalla musica americana degli anni Sessanta e Settanta. Ma quando ho deciso di scrivere pezzi miei ho scelto la lingua tedesca. Insomma, volevo fare il “folksinger”».

Lei canta musica “americana” in tedesco, quindi.

«Mi piace l’idea di cantare in tedesco e sembrare americano, perché era esattamente il mio scopo. Anche se la lingua tedesca è molto dura, ho cercato un sistema per muovere la voce in modo da farmi capire un po’ da tutti. Credo che abbia funzionato».

Un successo inatteso, il suo?

«Onestamente non mi sarei mai aspettato tutto questo successo. Io cantavo per strada, negli anni Novanta, assieme a Joe Chiericati, Mauro Ferrarese e Aronne Dell’Oro, insomma, amici di una vita. Abbiamo suonato dappertutto, poi una volta ho mandato un CD a un festival in Germania e lì tutto è cambiato».

E così è iniziata la sua carriera nella musica.

«Mi hanno chiamato a cantare perché evidentemente gli piaceva la mia musica. A quel festival si sono presentate 5 mila persone. A quel punto, passo dopo passo, sono arrivati i fan. Adesso va benissimo in Germania, Austria e Svizzera, insomma nel mondo tedesco».

Ma Lei ha iniziato a scrivere pezzi suoi insieme ai suoi amici Joe Chiericati, Aronne Dell’Oro e Mauro Ferrarese, giusto?

«Tutto è nato da un viaggio assieme a loro. Il primo pezzo, infatti, si chiamava “Malcesine”. Siamo andati a suonare a un festival organizzato dal Comune di Malcesine, e per me è stata un’esperienza così bella, suonare per tre giorni assieme a loro, che al ritorno a casa ho sentito una vera e propria malinconia. Da quell’emozione è nato il mio primo pezzo autoriale».

Ricorda un concerto in particolare?

«Ogni concerto è bello a modo suo. Bello era girare con il cantautore bavarese Konstantin Wecker, perché ho conosciuto il grande pubblico e andavo in tour con un grande cantautore famoso in tutta la Germania».

In Germania la conoscono anche per la sua interpretazione di pezzi italiani, vero?

«Sì, in Germania sono conosciuto anche per un pezzo italiano che spesso canto o che mi chiedono di cantare, e parlo di “Buonanotte fiorellino” di Francesco De Gregori».

Funziona anche con l’accento sudtirolese?

«Mi guardano e sapendo che sono un italiano dell’Alto Adige mi chiedono quel pezzo, poi però inizio a cantare e subito si capisce che il mio italiano non è proprio perfetto. Ma in Germania io faccio “l’italiano” e i pezzi di questi cantautori romantici riscuotono un gran successo».

Anche lì si tratterà, immagino, di far “girare” la voce in un certo modo, perché il suo italiano è gradevolissimo.

«Canto come un vichingo le canzoni italiane, ma credo che al mio pubblico poi piaccia così».













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