Sanità

Nascite a picco, al Tappeiner calo di quasi il 5 per cento

Nel 2023 all’ospedale meranese sono venuti alla luce 1266 bambini. Sebastian l’ultimo nato a San Silvestro, Luca il primo del 2024. «Sulle famiglie pesano le incertezze dovute alla crisi»


Simone Facchini


MERANO. Calano ancora le nascite all'ospedale Tappeiner. Che da una parte risulta "gettonato" dalle partorienti, tanto che il 30% circa arriva da "fuori zona", ma che allo stesso tempo registra una contrazione dei numeri: meno 4,8% nel 2023. Sebastian Ehrhardt dorme pacifico, fra le braccia di mamma Dietlind, quando Herbert Heidegger, il primario di Ginecologia e Ostetricia al Tappeiner, ci accoglie in reparto. Una tradizione, l'incontro con il dottore, come il panettone a Natale. È lui, Sebastian l'ultimo nato del 2023, nella mattinata di San Silvestro. A breve, verso le 13 del primo gennaio, invece, Merano ha festeggiato il primo nato del 2024: Luca.

Heidegger snocciola numeri con una voce che sa di sensibilità. Sono cifre, certo, ma parliamo di nascite e anche le cifre hanno un cuore. Lui ha tatto ma non si nasconde. Al Tappeiner sono 1249 i parti dell'anno appena salutato, 1266 i bimbi - lo scostamento è dovuto ai gemellari - venuti alla luce. «Continua il trend di calo delle nascite», conferma il primario, che apre l'obiettivo per fotografare la situazione altoatesina: «Nel 2019 si contavano 5.310 nati, quest'anno sono meno di 4.700. Si parla di una contrazione di oltre il 10% in pochi anni. Un dato sul quale si deve riflettere». Non lo dice ma lo dice, Heidegger. Tracciando le rotte con i numeri, il messaggio passa. «In Alto Adige si fanno sempre meno figli. L'ospedale Tappeiner rispetto ad altre realtà "regge l'urto" perché in tanti scelgono di venire qui per partorire, soprattutto da Bolzano e dalla Bassa Atesina.

Il tema è però più profondo». Tocca la politica, e in particolare le politiche sociali, a sostegno della famiglia. «Le statistiche che ci riguardano dicono che il 67% delle madri che mettono al mondo un figlio hanno più di 30 anni. Il 24% è over 35. La società è cambiata, certo. Ma influisce anche la grande incertezza rispetto al contesto in cui viviamo». Dopo la pandemia Covid, Heidegger si aspettava un rimbalzo delle nascite. «Così non è stato. Ma gli studi insegnano che quando le crisi si susseguono il tasso di natalità subisce ripercussioni in negativo. E dopo il virus, sono arrivate le guerre e l'economia in affanno. Uno stato d'ansia latente in chi vorrebbe figli. Mettiamoci pure che la generazione dei baby boomer sta passando l'età della fertilità». Il tasso di fecondità di chi proviene da paesi stranieri, spesso maggiore rispetto al nostro ma comunque esso stesso in riduzione, non compensa la contrazione dei numeri. A farci tornare il sorriso, ci pensa Sebastian, uno scricciolo, e la serenità della mamma mentre lo culla. E anche il pensiero che il 2024 è arrivato portandoci Luca. Benvenuti!













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