il caso

Professioni sanitarie in difficoltà, mancano personale e formazione

La presidente Rigott: «Già oggi mancano tecnici, figuriamoci cosa succederà quando molti andranno in pensione». Dalla formazione della Claudiana restano fuori le aree di riabilitazione, tecnica e prevenzione, per un totale di 11 persone


Valeria Frangipane


BOLZANO. «Professioni sanitarie, già oggi manca personale, figuriamoci cosa succederà quando i pensionamenti si faranno numerosi. E purtroppo è deficitaria anche la formazione perché ci sono pochi corsi. Difficile così trovare nuove leve».

Irene Rigott - presidente dei 19 albi professionali dell'Ordine dei tecnici sanitari di radiologia e delle professioni sanitarie tecniche, riabilitative e preventive della provincia di Bolzano - è seriamente preoccupata.

La Scuola superiore di sanità Claudiana ha appena inaugurato il nuovo anno accademico. In questo 27° ciclo il polo ha attivato nuovi corsi di laurea triennali e oltre a infermieristica ed ostetricia ne ha avviati 5 per l’area tecnica e riabilitativa: igiene dentale, terapia occupazionale, dietistica, fisioterapia e logopedia.

Restano fuori tre aree, per un totale di 11 figure professionali. «Tutto bene – dice Rigott – ma non bastano. Dalla formazione restano fuori tre aree (riabilitativa, tecnica e preventiva), per un totale di 11persone interessate. Accade perché spesso il fabbisogno a livello provinciale risulta troppo basso per giustificare l’attivazione di nuovi corsi, ma accade anche che se è vero che i numeri sono bassi negli anni si sommano, fino ad arrivare a conseguenze e carenze di personale tangibili».

Gli audiometristi: spesso reperiti fuori provincia. Cristina Dal Lago, vicepresidente dell'albo audiometristi, dice che la giunta provinciale promette da anni un corso di laurea in audiometria, le delibere ci sono, ma alla fine non parte mai: «E noi che abbiamo carenza di personale lo recuperiamo fuori provincia. Ma succede che non conoscano la seconda lingua e così appena trovano posto più vicino a casa ci abbandonano e siamo punto e a capo». Scenario simile è possibile dipingere per i tecnici della perfusione cardiocircolatoria, gli educatori professionali, i tecnici della riabilitazione psichiatrica ed ancora i tecnici di neurofisiopatologia.

Lukas Rizzardi, tecnico audioprotesista, segretario del consiglio direttivo dell'Ordine delle professioni sanitarie, dice che le criticità sono molteplici. «Per certe professioni - racconta - sembra non esistano limiti al finanziamento, ma altre sono trascurate. Per diverse non esiste il profilo corrispondente in altri Paesi e quindi non è neanche possibile formarsi all’estero. E faccio l’esempio dei tecnici audioprotesisti. Succede anche che nel caso in cui esistano percorsi di formazione all’estero chi li frequenta si trovi poi impossibilitato a farsi riconoscere il titolo, perché ritenuto non equivalente». E così la frittata è fatta.

La spada di Damocle dei pensionamenti. La presidente Rigott spiega che ad una carenza di personale fisiologica e alla formazione insufficiente, si aggiunge il problema dei pensionamenti. «I numeri parlano chiaro: entro 5-7 anni il 20% degli iscritti raggiungerà l’età pensionabile e saremo costretti a confrontarci con una importante carenza di professionisti in tutti gli ambiti. Se non si programma in anticipo, non sarà possibile coprire il turn-over e finiremo col lasciare scoperti anche i settori in cui la formazione in Claudiana è presente, ma non annuale (tecnici di laboratorio, radiologia e prevenzione). Col risultato che mancherà personale nei laboratori di analisi, nelle radiologie, in radioterapia e medicina nucleare. Siamo noi - continua Rigott - tecnici di radiologia a svolgere ed elaborare gli esami diagnostici strumentali, senza di noi non si hanno risonanze e tac. Senza tecnici di laboratorio nessun’analisi del sangue o risultato da tampone “pcr”».

Ospedali e case comunità: come si fa col personale? Anche i settori riabilitativo e preventivo hanno bisogno di avere un numero adeguato di professionisti sanitari, a maggior ragione in previsione degli ospedali e delle case di comunità. Ricordiamo che in Alto Adige verranno finanziati e realizzati entro il 2026, con i fondi del Pnrr e della Provincia una serie di progetti tra cui 10 Case della Comunità (Naturno, Merano, Bolzano, Appiano, Egna, Laives, Chiusa, Bressanone, Brunico, San Candido) e 3 ospedali di comunità a prevalente gestione infermieristica con una ventina di posti letto per le cure intermedie (Bolzano, Merano e Egna). «Dove inserire fisioterapisti, logopedisti, terapisti occupazionali (ergoterapia), assistenti sanitari, educatori professionali, igienisti dentali, dietisti, podologi, tecnici ortopedici e tecnici della prevenzione. Speriamo - conclude Irene Rigott - che la giunta provinciale colga il nostro messaggio e riesca a far partire quei corsi di laurea necessari per formare professionisti che servono in Alto Adige, oppure, che siano attivati degli accordi con altre sedi universitarie per la riserva di posti a studenti altoatesini, come già applicato per altre professioni. Speriamo che il presidente Arno Kompatscher - assessore della sanità ad interim - riesca ad ascoltare le nostre richieste».













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