Il virus e la scuola “fatta in casa” «Dai problemi più autonomia» 

Gli interventi a Brunico. Affrontati problemi tecnici e di comunicazione soprattutto con gli alunni di origine straniera «Alcuni erano quasi irraggiungibili - è il bilancio del Comitato per l’integrazione - ma la rete di assistenza ha funzionato»



Brunico. Virus, quarantena, scuola da casa o, secondo un’espressione entrata nella quotidianità, didattica a distanza. A Brunico, come è andata? “Tanti alunni hanno dimostrato grande senso di responsabilità e hanno lavorato benissimo. All’improvviso hanno dovuto riorganizzare la vita scolastica e sono diventati più autonomi e anche i risultati sono spesso migliorati. Altri alunni invece non sono riusciti a gestire la situazione e, pur essendo aperti e cooperativi in classe, a casa sono diventati quasi irraggiungibili”.

Lo dice Leon Pergjoka, insegnante e presidente del Comitato per la migrazione e l’integrazione a Brunico, che sulla situazione della scuola nel capoluogo pusterese negli ultimi mesi si è confrontato con l’assessora Ursula Steinkasserer Goldwurm. Pergjoka racconta la scuola a distanza da due punti di vista, quello dell’insegnante che improvvisamente ha dovuto fare i conti con la necessità di offrire l’istruzione digitale e quello dell’operatore sensibile alle esigenze e alle richieste di aiuto che arrivano da alunni e studenti con background migratorio.

All’inizio dell’emergenza coronavirus, il Comitato migrazione e integrazione si è messo in gioco proprio per offrire aiuti a questi ultimi studenti, facendo da tramite tra loro e la scuola. Quando, subito dopo la chiusura delle scuole, ha sentito delle difficoltà di alunni e studenti con background migratorio, Pergjoka ha organizzato una rete di assistenza, per aiutare ad allestire le lezioni a distanza e ad attrezzare chi non aveva computer e per dare informazioni di base a chi, non essendo di madrelingua italiana e tedesca, poteva incontrare difficoltà nel recepire messaggi e indicazioni operative.

“C’è un’enorme differenza - aggiunge Pergjoka - tra il contatto diretto con un alunno nelle lezioni in classe e la comunicazione telematica, soprattutto se si tratta di ragazzi che non capiscono bene la lingua”.

Dopo l’annuncio dell’attivazione del servizio di assistenza, si sono fatti avanti tanti volontari pronti ad aiutare gli studenti. “Questa ondata di solidarietà e di aiuto spontaneo mi ha colpito – dice Pergjoka - Tanti volontari si sono rivolti a me attraverso i social e questo per me ha rappresentato una grande motivazione a continuare su questa strada”.

Insegnanti, direttori, alunni e famiglie hanno accettato volentieri l’offerta di assistenza e spesso i problemi e le difficoltà sono stati risolti con una telefonata o con un’indicazione e un incoraggiamento nella madrelingua.

Problematico, d’altro lato, è stato talvolta fornire l’attrezzatura tecnica. “Alcuni alunni dovevano ricorrere all’hotspot dei genitori, non avevano né computer né stampante - sottolinea Pergjoka - e l’unico mezzo a disposizione era lo smartphone. Viste le circostanze, bisogna dire che bambini e ragazzi in questi ultimi mesi di scuola hanno fatto un lavoro eccellente”.

Anche l’assessora Ursula Steinkasserer Goldwurm parla delle difficoltà che hanno avuto le famiglie nella gestione della situazione d’emergenza creatasi con l’allarme dovuto alla pandemia: “All’improvviso tutti a casa: scuola a distanza per bambini e ragazzi, telelavoro per i genitori. Dal punto di vista tecnico - riassume l’assessora - tante famiglie non erano attrezzate per fare fronte a queste nuove esigenze e difficoltà e discussioni erano all’ordine del giorno. L’offerta di assistenza garantita dal Comitato migrazione e integrazione è stata preziosa e i riscontri a Brunico sono stati positivi”. F.D.D.













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