«No alle piste verso il Comelico» 

Mountain Wilderness contro il collegamento da Sesto: «Forte impatto, alti costi, gestione difficile»


di Ezio Danieli


VAL PUSTERIA. Mountain Wilderness non molla e attacca ancora il progetto di collegamento sciistico tra Padola, nel Comelico bellunese, e Sesto Pusteria attraverso il passo di Monte Croce Comelico: “Investire sulla monocultura dello sci - scrive l’organizzazione ambientalista - per lo più a quote medio basse (Padola è a 1200 metri, la cima dei Colesei a 1900 metri) non è un modo lungimirante di investire cifre rilevanti di soldi pubblici”. Mountain Wilderness lo scrive in una lettera aperta in cui sottolinea che "l’aspetto per noi sconcertante è che la Provincia di Bolzano, che si fa vanto di gestire il territorio in modo sostenibile e attento alla conservazione ambientale, accetti di portare avanti un’azione destinando fondi pubblici per alterare profondamente un’area fuori dai propri confini, il Comelico. Si tratta di un progetto con un impatto paesaggistico enorme e con costi alti, 44 milioni di euro, di cui 26 milioni finanziati dalla Provincia di Bolzano attraverso il fondo per i Comuni confinanti. L’operazione non è ovviamente di beneficenza a favore della provincia di Belluno: i progettisti, le imprese che opereranno e chi costruirà poi gli impianti risiedono tutti in provincia di Bolzano. Al Comelico - insiste Mountain Wilderness - resterà una montagna sventrata, un paesaggio deturpato, piste a bassa quota con difficoltà di innevamento e conseguente ripercussione sulle risorse idriche locali”.

Secondo Mountain Wilderness, "causa gli alti costi di gestione, la Regione Veneto sarà chiamata poi a sostenere gli impianti con continui rifinanziamenti. Poiché la neve è sempre più scarsa e le precipitazioni imprevedibili, le anomalie causate dal cambiamento climatico sempre più evidenti, continuare a proporre piste a bassa quota è inaccettabile: bisognerà poi costruire bacini per l’acqua in modo da garantire la costosa neve artificiale. Stupisce che anche le comunità locali e le Regole accettino queste proposte che vengono dall’esterno, incuranti degli effetti in tempi lunghi, disposti ad accettarle pur di avere qualche beneficio immediato, qualche indotto minore. Quindi accettano che forti investimenti esterni possano mettere in crisi il riconoscimento Unesco dell’area, come parte del vasto Patrimonio dell’Umanità dolomitico: stanno ipotecando il futuro dei loro territori", conclude la lettera aperta che ripropone una questione, che sembrava superata dopo l’ultimo parere della giunta provinciale.















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