La battaglia degli ambientalisti

Sassolungo: già 70 mila firme. «Monte Pana-Saltria fa paura»

Si sono mobilitate 14 associazioni che chiedono alla Provincia un referendum. «L’area va messa sotto tutela. C’è invece chi vuole cementificare e trarre profitto: previsti da 7 a 22 piloni, alti da 8 a 25 metri


Massimiliano Bona


VAL GARDENA/BOLZANO. Sono 14 le associazioni ambientaliste (Lia da Mont, Climate Action, Avs, Cai, Wwf, Lia per Natura y Usanzes, Dachverband, Mountain Wilderness, Lipu, Ass.biologi dell'Alto Adige, Heimatpflege, Oldies for Future, Awk eo, Lia Uciei) in campo per salvare il Sassolungo (ma non solo) da nuovi impianti e progetti.

Sono 70 mila le firme raccolte con la petizione lanciata nel settembre scorso su change.org, una fetta rilevante delle quali da parte di turisti, desiderosi (lo si legge nei commenti) di preservare le Dolomiti nello stato attuale. «Il collegamento più temuto è di gran lunga quello tra Monte Pana, a Santa Cristina, e Saltria, sull'Alpe di Siusi», sottolinea Georg Simeoni dell'Avs. Sul tavolo ci sono 5 progetti, ma i Comuni interessati (Selva, Santa Cristina, Ortisei, Laion e Castelrotto) hanno idee diverse. Ortisei (per la sorgenti idriche di Plan de Cunfin) ma anche Selva sono fortemente contrari a inserire il collegamento nel Masterplan.

«Facciamo parte della commissione che ne sta discutendo - ha sottolineato ieri Heidi Stuffer - e sebbene ci sia stato intimato il silenzio noi andiamo avanti nella nostra battaglia a tutela dell'ambiente. Vogliamo che a decidere sia la popolazione, con un referendum. È paradossale che il presidente della giunta provinciale Arno Kompatscher non ci abbia ancora ricevuto per la consegna delle 70 mila firme raccolte».

Simeoni (Avs): «C'è chi non ne ha mai abbastanza: adesso bisogna frenare»

 Simeoni si sofferma, poi, proprio sul (temuto) collegamento Monte Pana-Saltria: «Siamo fortemente contrari al trenino o alla funivia che vogliono fare tra Monte Pana e Saltria, perché attraversa una zona ancora intatta, priva di turismo, di piste e impianti di risalita. Lì bisogna cercare assolutamente di frenare. Purtroppo c'è gente che non ne ha mai abbastanza. Dobbiamo cercare di convincere anche la politica a fare le cose in modo serio e tutelare l'ambiente per noi e per le generazioni future». Previsti da 7 a 22 piloni, alti da 8 a 25 metri.

La petizione per il Sassolungo: «Fermiamo chi vuole cementificare e trarre profitto»

Gli ambientalisti, nella petizione per il Sassolungo, se la prendono con chi specula e cerca di trarre vantaggio dallo sfruttamento di zone ancora intatte. «Il gruppo del Sassolungo è una meraviglia della natura - un atollo fossile unico nel suo genere - ed è uno straordinario bene collettivo che purtroppo sta seriamente rischiando di finire nelle mani di alcuni investitori privati con l'unico obiettivo di cementificare e trarre profitto. L'incubo sta diventando realtà: l'avvio dei lavori che sconvolgeranno quest'area è imminente e stiamo parlando dei Piani di Cunfin, ai piedi del Sassolungo, una zona che garantisce acqua potabile per 7 mila abitanti, con zone umide ad alta biodiversità e che rappresenta un habitat per flora e fauna sotto tutela. Ciò che lascia allibiti è la costruzione di un nuovo impianto di collegamento in questa natura unica e incontaminata, che impatterebbe negativamente su quest'area. Il progetto Val Gardena - Alpe di Siusi - Ronda attirerebbe ancora più turisti. Basti pensare che nel 2022 queste aree sciistiche, con 4 milioni di pernottamenti, rientravano già tra le mete turistiche più frequentate dell'Alto Adige. Dopo 3 anni di lotta da parte del gruppo Nosc Cunfin, è arrivato un piccolo segnale da parte del governo altoatesino. A settembre la Provincia ha deciso di sostenere un processo partecipativo per la tutela dell'area, il che non significa che il Sassolungo sarà davvero protetto. Pertanto, chiediamo un sì definitivo alla tutela del Sassolungo in un parco naturale - una decisione attesa da tempo - e un no deciso alla costruzione di nuove opere infrastrutturali in quest'area, unica nel suo genere insieme al paesaggio alpino circostante»













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