Una slavina sul Corno di Fana 

Erano state notate tracce di escursionisti ma le ricerche hanno escluso che qualcuno fosse sepolto



DOBBIACO. C’è stata grande apprensione, venerdì nel primo pomeriggio, quando una valanga staccatasi lungo i pendii del Corno di Fana, vetta di 2.7660 metri sopra Dobbiaco, pareva avesse sepolto degli scialpinisti. E c’è stato grande sollievo quando, alcune ore più tardi, gli uomini del Soccorso alpino dell’Alta Val Pusteria hanno potuto verificare che in realtà nessun escursionista era stato coinvolto, che non c’erano feriti.

L’allarme è scattato intorno alle 14, innescato dal solito rombo e dalla scia incisa da una enorme massa di neve che si stacca da un costone della montagna, sopra i duemila metri di altitudine, e precipita verso il fondovalle. Un fronte ridotto in larghezza, quello della valanga subito individuata, qualche decina di metri, e invece una lunghezza che ha scaricato neve e ghiaccio in discesa per almeno 7-800 metri. È stato un testimone a segnalarla e a mettere in moto l’operazione di soccorso.

“Quando siamo arrivati sul pendio della montagna, dove la valanga si era finalmente arrestata, ci è sembrato di vedere delle tracce che si inoltravano sulla coltre nevosa e scomparivano sotto il fronte increspato dell’onda bianca arrivata dall’alto”. Lukas Cacciotti è arrivato lì trasportato dall’elicottero dell’Aiut Alpin Dolomites con altri tre membri del Soccorso alpino, con un cane addestrato alla ricerca di persone e tutta l’attrezzatura indispensabile per affrontare una simile emergenza. Hanno iniziato a cercare, fortunatamente verso le 16.30 hanno potuto constatare che nessuno era stato travolto e che l’allerta partita con l’avvistamento della slavina non si tramutava in un’emergenza più grave.

“Il luogo del distacco - ha detto ancora Cacciotti - è insolito e questo ci ha spinto a salire e verificare in modo ravvicinato, più approfondito. Quelle tracce che ci è sembrato di vedere nella neve, poi, hanno creato delle preoccupazioni poi fortunatamente cancellate”.

È stato probabilmente il vento, insistente su un pendio ripido e scoperto, a provocare la valanga e, dal Soccorso alpino, si ripetono le raccomandazioni per chi progetta uscite scialpinistiche: “È il caso di evitare pendii ripidi - sottolinea Cacciotti - avendo cura di programmare l’escursione anche nelle ore della giornata e con le condizioni meteo che non facilitano eventuali distacchi”.(fdd)

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