Zero emissioni e autosufficiente È nata la casa che vive a idrogeno 

L’inaugurazione ieri a Predoi. In un maso ristrutturato viene sperimentato un progetto della Gkn di Brunico Un nuovo sistema di stoccaggio permette l’immagazzinamento efficace e sicuro dell’energia prodotta da fonti green


Margherita Parmigiani


Predoi. Il futuro abita a Casere di Predoi. A 1600 di quota in cima alla Valle Aurina, è stato inaugurato ieri il primo prototipo mondiale di casa a idrogeno. Progettata dalla Gkn Sinter Metals, leader in sviluppo e produzione di componenti per il settore automobilistico e per applicazioni industriali con processi di metallurgia delle polveri, la casa è autosufficiente sul piano energetico e produce energia green immagazzinandola sotto forma di idrogeno per coprire il fabbisogno di tutto l’anno. Il progetto si basa su una tecnica inedita di immagazzinamento dell’idrogeno, sviluppata nella sede dell’azienda a Brunico.

“Per quanto riguarda la gestione termica, il cuore dell’impianto è costituito da 5 scambiatori di calore, 4 pompe e valvole di regolazione- spiega l’ingegnere Alessandro De Nicolò, responsabile dello sviluppo dei nuovi prodotti per la Gkn- Non c’è combustione. La casa è indipendente per elettricità e riscaldamento, a zero emissioni”.

L’elemento innovativo e centrale è lo stoccaggio dell’idrogeno, con 8 bombole, ciascuna del peso di circa 100 chili e capace immagazzinare circa 1 chilo di idrogeno con un contenuto energetico di 33kWh, metà del quale viene usato per generare calore e elettricità nella cella combustibile. Il sistema di stoccaggio Hy2green, composto da polvere metallica e idrogeno, permette un immagazzinamento compatto e sicuro. “La centrale a idrogeno può sfruttare l’elettricità da pannelli fotovoltaici o da impianti eolici- spiega il progettista Martin Beikircher- sarà il sistema del futuro, per le case e pure per navi e treni”.

Il progetto “Knappenhaus”, dal nome delle abitazioni dei minatori della Valle Aurina, è stato avviato nel 2015 e completato nel 2018: finanziato da Provincia e Centro per le tecnologie innovative, ha avuto un costo di un milione di euro: obiettivo dell’azienda è di ridurre nei prossimi anni il costo sotto i cento mila euro. “Al progetto hanno collaborato aziende e imprenditori che hanno avuto il coraggio di fare ricerca e investire non sapendo se alla fine il risultato sarebbe arrivato - ha detto Arno Kompatscher, presidente della Provincia - questo vuol dire che c’è uno spirito innovativo e, oltre a questo, c’è stato il sostegno della Provincia, dell’autonomia che ci permette di aiutare le imprese che investono nel futuro. Questo progetto ci rende orgogliosi e abbiamo obiettivi ambiziosi: vogliamo essere un territorio sostenibile per preservare l’ambiente per le future generazioni”.

La casa, di proprietà di Rosa Weger e Anton Griessmair, è un maso del 1600, dove abitavano famiglie di minatori: è stato ristrutturato e si affaccia sul rio Aurino. “Per la ristrutturazione - racconta Weger- abbiamo voluto recuperare le vecchie porte, le travi di legno originali, che abbiamo fatto pulire con un particolare tipo di sabbia. Abbiamo usato solo materiale della nostra valle. In questo luogo c’ è tutta la mia vita”.















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