tragedia in a22

Sara Gurgu racconta l’incidente che è costato la vita a Francesco Severino: «Viva dopo 10 giorni in coma»

Nell’incidente causato dalla manovra sciagurata di un turista olandese ha perso l’amico: «All’improvviso davanti a noi un muro che non potevamo evitare». La 22enne, fresca di compleanno, ha riportato ferite gravissime e l’attende una lunga riabilitazione


Paolo Tagliente


BOLZANO. «Un muro. All’improvviso davanti a noi s’è parato un muro che non abbiamo in alcun modo potuto evitare». Questo l’ultimo ricordo di Sara Gurgu del terribile incidente di cui è rimasta vittima l’8 giugno scorso, in A22, e in cui ha perso la vita il trentacinquenne Francesco Severino.

Sara ha riportato una serie lunghissima di fratture e lesioni, è rimasta in coma una decina di giorni ed è stata dimessa alla fine di giugno. Sara ha da poco festeggiato il suo ventiduesimo compleanno, ma lo ha fatto dal letto in cui è costretta perché il ritorno alla normalità si preannuncia lungo e difficile. Comprensibile che la scarcerazione del turista olandese (deve rispondere del reato di omicidio stradale) che ha causato il tragico incidente, compiendo due inversioni a “U” in autostrada, abbia suscitato in lei amarezza e comprensibile disappunto. «Che pena. Disgusto. Lui è tornato alla vita quotidiana, intanto qualcun altro non è più in vita ed io sono a casa con lesioni e danni gravi» ha scritto, Sara, sul suo profilo Facebook, commentando la notizia.

Cos’è accaduto quel terribile 8 giugno?

«Avevamo fatto un lungo giro in moto, come è normale tra motociclisti. Francesco era in sella ad una Kawasaki Ninja 1000 sx ritirata dal concessionario il giorno prima. Io, invece, guidavo la Kawasaki 900z comperata lo scorso settembre. Eravamo stati sul Garda, superando qualche passo lungo il nostro itinerario. Poi il rientro verso casa: abbiamo deciso di imboccare l’autostrada perché io avrei dovuto iniziare a lavorare alle 17 e se avessimo percorso le strade normali non avrei fatto in tempo».

Poi siete arrivati all’altezza di Laimburg, dove c’era un cantiere stradale.

«Sì, ma ricordo poco o nulla. Stavamo salendo in sella alle nostre moto quando, all’improvviso, ci siamo trovati la strada sbarrata. Un muro che non potevamo evitare. Di ciò che è accaduto dopo non ricordo nulla».

Per Francesco non c’è nulla da fare, lei viene trasportata all’ospedale San Maurizio. Quando ha saputo che il suo amico non ce l’aveva fatta?

«Sono uscita dal coma una decina di giorni dopo l’incidente, ma nessuno mi ha detto nulla. Quando ho preso il telefonino e controllato i messaggi, ho subito notato che Francesco non mi aveva scritto nulla. Mi sono subito chiesta cosa fosse successo e ho chiamato sua moglie. Lei mi ha spiegato che dovevo pensare a riprendermi e che, più avanti, mi avrebbe spiegato cos’era accaduto. Ma mi bastato dare un’occhiata ai social, dove molti erano i messaggi di cordoglio, per capire che Francesco non c’era più, che quell’incidente gli era stato fatale».

Il 16 giugno, sul suo profilo Facebook, ha scritto un commovente messaggio a Francesco. Lei, invece, come sta ora?

«Sono viva per miracolo. Ed è sempre un miracolo che non sia rimasta paralizzata dalla testa in giù, ma non sto affatto bene. Ho riportato la frattura della vertebra C1 e di quelle dalla L1 alla L5, ho subito un’operazione per ricomporre la frattura della mandibola. Ho riportato anche la frattura di costole, scapola, condilo occipitale e osso sacro. A tutto questo vanno aggiunti un’emorragia subaracnoidea, contusioni polmonari, ematomi cerebrali e diplopia all’occhio destro. Una diplopia causata dalla lesione del nervo cranico trocleare che regola la visione doppia delle cose. Adesso vedo come se fossi ubriaca e, proprio come se fossi ubriaca, non riesco a tenermi in equilibrio quando provo a camminare. La lesione è permanente, ma esercito l’occhio e spero davvero di recuperare. È una sensazione davvero brutta. Mi attende una riabilitazione davvero lunga e a volte mi chiedo come sarà la mia vita futura. Lavoro in una pizzeria, ma l’anno prossimo dovrei laurearmi in infermieristica, sempre che riesca a recuperare quest’anno visto che non posso frequentare il tirocinio obbligatorio in ospedale. Con quella manovra sciagurata, l’olandese ha distrutto due vite. Una l’ha stroncata del tutto, la mia è rovinata. La laurea resta l’obiettivo primario, quindi. Ce n’è un altro? Sì, poter condurre di nuovo una vita normale...e voglio tornare a guidare una moto».













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