Arriva Mohamed e la cucina diventa uno show 

Il vincitore di Hell's Kitchen protagonista al «Déjàvu» Il sogno nel cassetto: «Ora punto alla stella Michelin»


di Jimmy Milanese


MERANO. È l'ultimo vincitore della trasmissione televisiva Hell's Kitchen, condotta dal noto chef stellato Carlo Cracco. L’altra sera, lo chef Mohamed Lamnaour, marocchino di nascita ma ormai altoatesino di Laces, ha dato un assaggio di eclettismo gastronomico nella sua prima apparizione pubblica dopo il trionfo televisivo. Uno show cooking a numero chiuso organizzato presso il nuovo ristorante meranese Déjàvu Gastromixology che aspira a portare un nuovo concetto di cucina in riva al Passirio.

Star della serata, gentile e disponibile con tutti, Mohamed ha incantato il suo pubblico contaminando e rimescolando la cucina altoatesina con quella del suo paese di origine.

Mohamed, da Laces alla cucina televisiva di Cracco, come è andata?

«Una soddisfazione grandissima, non me lo aspettavo, una sfida contro avversari di altissimo livello. Da un paese così piccolo agli studi milanesi, ancora da non crederci».

Il ritorno alla vita di tutti i giorni come è stato?

«Sono tornato a casa, da mia mamma, faccio le solite cose, ma mi sto già rendendo conto che le aspettative si sono alzate e questo per me non è che un grande stimolo. Fino al prossimo anno ho un contratto con Hell's Kitchen, poi vediamo cosa accadrà».

Dove vorresti arrivare?

«Alla stella Michelin. Questo è il mio sogno. Un passo da fare in tre o quattro anni. Però ora sono qui in questo locale, gestito da un compagno di scuola, e da qui voglio partire per rappresentare al meglio una terra che amo, l'Alto Adige, contaminando la sua cucina con le mie tradizioni ».

Puoi fare un esempio?

«Ricordo da bambino l'odore del pane appena cotto, e qui da noi usiamo molto il Cumino che guarda caso è un ingrediente importante nella cultura marocchina. Ecco un esempio».

Possiamo dire che sei un immigrato che ce la ha fatta?

«Sì, io rappresento tutta quella popolazione di immigrati che si sono integrati. Siamo ancora pochi e non visibili, per questo sento la responsabilità che porto».

Parlavi della stella Michelin: come ci si arriva?

«Devo trovare il ristorante giusto e proporre le mie novità, farle percepire alla gente. Vorrei aprire un locale a Bolzano, nella mia terra, e partire da li».

Sei cuoco per passione o hai una preparazione?

«Passione, da mia nonna; ma anche tanto studio e sacrificio. Feste passate fuori di casa, tanta gavetta. Questo è il mio lavoro. Però da ragazzo ho frequentato la scuola alberghiera Ritz di Merano. Sono partito dalla Sardegna, passando per Milano, Torino, Venezia e tanti locali in Alto Adige. Poi ho lavorato a Trento con lo Chef Diego Rigotti e li abbiamo preso la stella Michelin. Soddisfazione immensa».

Come definiresti la tua cucina?

«Un mix di culture. Vorrei essere in grado di portare il mio Marocco in Alto Adige e contaminare la cucina italiana ed europea con quelle spezie e sapori, sperando di ottenere risultati innovativi».

L’altra sera, allo show cooking, cosa hai preparato?

«Abbiamo iniziato con una tartare di Fassona con cous cous allo zafferano, gelatina di aceto balsamico e scorza nera croccante. Poi spaghetti cotti in acqua fredda con salmerino marinato, spuma all'uovo e polvere di speck. Infine, una pancia di maialino croccante con purè di sedano rapa e gilet di mela verde».

E per quanto riguarda i cocktail in abbinamento?

«Ho spiegato cosa avrei proposto al gestore e barman Michi Penasa, quindi ai tre piatti sono stati associati tre differenti cocktail. Alla tartare, un cocktail di arancia, cumino, Campari amaretto e affumicatura al whisky; allo spaghetto, un mix di vermuth, rhum e spuma di midollo, mentre al maialino è stato abbinato un cocktail di sakè, cannella, zenzero e aria di gin.













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