Artisti di strada, ignorato l’accorato appello 

Nessuna deroga. Il consiglio respinge l’ordine del giorno presentato da Francesca Schir Voto segnato dal timore di assembramenti. Rossi: «Le sanzioni peserebbero su chi già soffre»



Merano. Il consiglio comunale si è spaccato a metà, giovedì sera, quando si è trovato a discutere l’ordine del giorno portato dalla presidente Francesca Schir per agevolare la ripartenza degli artisti di strada. Ago della bilancia il voto del vicesindaco Andrea Rossi, unico verde astenutosi dopo aver ascoltato il parere del comandante della polizia locale Fabrizio Piras. E tra le obiezioni del consigliere Peter Enz e l’astensione di Rossi è montato il disappunto di Schir, «basita da alcune dichiarazioni: per quanto riguarda bar e asili non ci sono gli stessi timori di assembramenti. Evidentemente questi artisti non hanno la considerazione che si meritano».

Le proposte.

Asfaltart ha fatto conoscere ai meranesi una magia antica e nuova, terrena e surreale insieme. Ma chi la crea, quest’atmosfera, non lavora da almeno due mesi, pure dopo aver dato tanto all’allure di Merano meta turistica. Con un documento considerato urgente dall’intero consesso, Schir ha chiesto di integrare il regolamento “Arte di strada” del 2016 con nuove misure da limitare al periodo emergenziale: il permesso di svolgere l’attività in alcune aree circoscritte e sparse per tutta la città, una specifica ordinanza per consentire la ripresa del lavoro, misure anti-contagio durante gli spettacoli.

La discussione.

Primo a prendere la parola, Enz.«Non ho nulla contro gli artisti di strada, ma fatico a credere che debbano mantenere famiglie. Mi sembra che generalmente siano giovani che desiderano pagarsi un viaggio. Resta però il rischio di una seconda ondata, aggravato in questo caso da un pubblico di bambini, incontrollabili nel loro movimento, possibili vettori del virus. E poi, quanti sono a dover mantenere una famiglia? Una decina? Forse il gioco non vale la candela, dovremmo trovare altre soluzioni per aiutarli». L’intervento trova le proteste di Adriana Valle («Il contagio avviene anche in casa, in ambienti chiusi, e nessuno dovrebbe restare indietro») e di Emanuela Albieri, che evidenzia la mole di studio e di esercizio necessaria a diventare veri e propri artisti. Kurt Duschek difende con vigore la professione: «Mia figlia è un’artista di strada, vive a Berlino. Fa la dichiarazione dei redditi e paga le tasse. Trovo assai problematico, in democrazia, vietare a qualcuno di esercitare il suo mestiere». Sergio Armanini propone di elargire loro buoni pasto, Alessandro Maestri concede un «che aspettino tempi migliori, come tutti noi». Rossi anticipa brevemente le iniziative che già sta organizzando insieme alla Federazione nazionale degli artisti di strada, con la quale proprio ieri ha avuto un nuovo incontro. L’inserimento di Merano nel network “Arthecity”, un’app che semplifica l’attività dei professionisti e la fruizione da parte degli appassionati, e un mini-palco itinerante per spettacoli da guardare dalle finestre di casa.

Legge e ottimismo.

Non è immediato pensare che pure gli artisti siano inquadrati in una categoria come tutti gli altri lavoratori. Un po’ per convenzione borghese, un po’ per quel loro sentore magico. Piras, ieri in videoconferenza con Rossi e Fnas, deve farsi ambasciatore di Conte e di Kompatscher. Interpreta l’attività degli artisti di strada come pubblica manifestazione: «L’esibizione ha come scopo precipuo quello di attirare persone. E la situazione assembramenti, in città, non è del tutto sotto controllo. Userei maggiore cautela». Rossi gli chiede su chi ricadrebbe la responsabilità – e quindi la salatissima sanzione – in caso di assembramento. Sull’artista, risponde il comandante. Tanto basta a Rossi per astenersi: «Stanno già soffrendo, non possiamo caricarli di questa responsabilità», commenterà più tardi.

Diciotto sì, diciotto astensioni, principalmente di Svp e Alleanza per Merano. La proposta non passa. S.M.













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