Fondo Palmieri, il Novecento visto attraverso lettere e giornali 

Il lascito del critico. All’asta 30 mila testi detenuti dal meranese  Nando Maria Bottacini, nipote di Eugenio Ferdinando Palmieri Ci sono carteggi con Pasolini, Strehler e Gassman, fotografie e copioni L’appello alle istituzioni accademiche per rilevare l’intero patrimonio


Sara Martinello


Merano. Il lascito Palmieri cerca un’istituzione accademica che lo adotti. Questo l’appello di Nando Maria Bottacini, nipote di Eugenio Ferdinando Palmieri, il poeta, commediografo e critico teatrale e cinematografico che negli anni tra il primo e il secondo dopoguerra accumulò un fittissimo archivio di lettere, locandine, illustrazioni, pagine di giornale, copioni e documenti autografi (per citare solo alcuni dei testi parte del fondo). Se nessun’istituzione si farà avanti per acquistare il lascito nella sua interezza – questa la condizione dettata da Bottacini – tutto l’apparato documentario lasciato da Palmieri sarà messo all’asta il 24 e il 25 maggio dalla Bozner Kunstauktionen, con la possibilità per il pubblico di vederne una parte, in mostra a castel Mareccio.

“Gentile Palmieri...”

“Gentile Palmieri, le rispondo e la ringrazio in ritardo: ma lei può supporre facilmente il mio daffare in questi giorni, che non è poi molto, ma è moltissimo per chi come me è occupato con una maledetta scuola e annessi autobus e littorine dalle sette alle tre...”. La firma è di uno dei pensatori più raffinati del Novecento: Pier Paolo Pasolini. Che sul finire di questa lettera del 20 gennaio del 1953 appone una domanda, scritta tra parentesi: “Ha visto l’articolo di Montale sul Corriere?”. Destinatario, Eugenio Ferdinando Palmieri, nato a Vicenza nel 1904 e morto a Bologna nel 1968. Giornalista, critico drammatico de “Il resto del Carlino”, “La Notte”, “Il Tempo”, “Epoca”, tenne una rubrica su “Candido” e fu autore di una prima sistemazione critica del cinema italiano, oltre che di un lavoro organico dedicato alla storia del teatro dialettale veneto dal 1500 al 1954 a cura di Attilio Gentile, di poesie in dialetto, di commedie e di testi in cui operò una sferzante critica all’immobilismo sociale della borghesia, ma anche alla mancanza di progettualità politica della classe politica operaia. Tra i documenti del fondo figurano molti reperti relativi alla storia del teatro napoletano e siciliano, così come critiche, recensioni, comunicazioni pubblicitarie. Spicca la locandina della tragedia dannunziana “Francesca da Rimini” messa in scena dalla Compagnia drammatica di Eleonora Duse, ma c’è anche quella di “Vita di Galileo”, “lo spettacolo degli anni Sessanta” – così la critica internazionale – scritto da Bertold Brecht e diretto da Paolo Grassi e Giorgio Strehler per il Piccolo Teatro. E ancora una mole notevolissima di materiali sul cinema, dalla lettera di Giuseppe Filippi del marzo del 1896 all’avvento del sonoro, e poi, dopo il Ventennio, il neorealismo, la commedia all’italiana, gli anni Cinquanta e Sessanta.

Trentamila reperti.

Trentamila reperti ancora in attesa di un esame da parte degli studiosi, con una scansione di due milioni e cinquecentomila immagini. Un corpus immane. Per essere precisi, si tratta di circa 6 mila documenti di corrispondenza, 4 mila locandine, manifesti, inviti, caricature e riproduzioni, 12 mila tra recensioni, giornali, articoli e stampe e 8 mila copioni, opere, documenti autografi, dattiloscritti, studi, appunti, ricerche, volumi, riviste e fotografie. Talmente tanti testi che perfino il Mibac si è basato sulla catalogazione già operata dall’erede Nando Maria Bottacini, pure senza i costosi sistemi di riconoscimento ottico dei caratteri (Ocr, la tecnologia impiegata ad esempio per gli incunaboli). «Sarebbe stato facile, e redditizio, vendere i documenti separatamente», spiega Bottacini, che da 19 anni se ne occupa. «Ma ho sempre cercato di mantenere il lascito unito, anche prima che lo Stato ci mettesse il vincolo del deposito entro i confini dell’Italia. Ci sono stati enti, biblioteche statali, molto interessati ad acquisirlo, ma la mancanza di denaro e di spazi adeguati alla gestione del patrimonio li hanno fatti desistere. Cerco un’istituzione accademica, di ricerca, che possa acquistare e gestire l’intero fondo». Due le condizioni, quindi, per l’istituzione che voglia impadronirsi del lascito Palmieri: che sia venduto nella sua interezza e che il fondo rimanga in Italia, anche se venduto a un’istituzione estera. C’è poi il diritto di prelazione che il Mibac potrà esercitare entro 60 giorni dalla notifica di vendita.

“Caro Gassman...”

Milano, 5 dicembre 1960. Sulla carta intestata del Teatro popolare italiano, il Mattatore scrive di aver saputo del “giudizio negativo espresso dalla critica milanese sulla commedia di Ennio Flaiano, Un marziano a Roma”. A Palmieri, Vittorio Gassman scrive di trovare “difficilmente conciliabili le nostre opinioni, rese diverse da troppe sfumature di abitudini, di predilezioni, di gusto e, in definitiva, anche dal fatto che le nostre professioni, pur nell’ambito dello stesso interesse teatrale, sono divise da quell’ideale barricata che è la ribalta. Poiché tutto ciò non mi impedisce, peraltro, di ritenerla tra le persone che più intelligentemente e disinteressatamente esercitano il mestiere del critico, desideravo che Lei venisse a conoscere da me – e non da altri, e diversamente interpretate – le mie parole”. Garbatissima la risposta di Palmieri, che dopo una rassicurazione cortese scrive di non conoscere le ragioni con le quali Gassman difende la commedia di Flaiano messa in scena dal Teatro popolare italiano, “commedia che a mio gusto, forse troppo moderno, sembra una snobistica arcadia del tutto estranea ai veri interessi sociali e artistici del nostro tempo. Penso, naturalmente – aggiunge –, che siano ragioni sottili e dignitose, ben diverse insomma dalle lodi tributate alla commedia da certi critici dei quali Lei sa”.

Sono, i documenti del lascito Palmieri, la fessura attraverso la quale guardare con occhi più vispi la stanza della storia e del pensiero noceventesco, dai suoi traumi bellici all’avanguardia neorealista.













Altre notizie

Attualità