I segreti del rione Steinach raccontati da Cavini e Rina 

Decine di studenti affascinati dalla storia del primo nucleo abitativo della città Un «viaggio» dal boia alle prime prostitute, dal commercio ai Conti di Tirolo



MERANO. La macchina del tempo del Piccolo Teatro di Merano colpisce ancora e ci riporta indietro di diciotto secoli, pronti a ripercorrere la storia del rione Steinach con un “Virgilio” d’eccezione. Un nutrito gruppo di studenti del Gandhi, accompagnati dal preside Riccardo Aliprandini e dalle insegnanti, ha infatti approfittato della presenza del giornalista Patrick Rina, profondo conoscitore della storia meranese, per unirsi ai cittadini che pochi giorni fa hanno voluto immergersi in un’escursione culturale del tutto gratuita attraverso il rione più antico della città. Ad allietare il percorso sotto il sole, la musica medievale dei La Zag (che hanno intonato anche un brano di Oswald von Wolkenstein) e alcune scenette scritte da Romano Cavini, presidente e regista della compagnia amatoriale meranese. Coi costumi di Cecilia Mauro e Graziella Clementi e con l’interpretazione degli undici attori coinvolti nella passeggiata, applaudita con slancio dal pubblico.

«Alcune fonti sostengono che il “castrum maiensis”, il primo nucleo romano, si trovasse proprio a Steinach», esordisce Rina. D’altra parte, «“Merano” deriverebbe da “terra marranea”, terra formata dai detriti del Passirio, e la semantica di “Stein-ach” è la stessa. Quel che è certo è che già nel 200 d. C. Steinach esisteva, ed era un piccolo raggruppamento di case con un mercato. Per lungo tempo fu luogo di passaggio dei commercianti: la strada che passava per il Brennero era impervia e le si preferivano il passo Resia e il passo Giovo». La macchina del tempo scatta fino al 1287, quando la famiglia dei Tarant, che fino ad allora aveva esercitato la propria signoria su questo paese in una posizione così strategica per il commercio, cedette Steinach ai conti di Tirolo, i quali poco tempo prima avevano fondato Merano per fare concorrenza ai Tarant. «Nel 1317 Enrico, duca di Carinzia e signore del Tirolo, dotò Merano di uno statuto civico che prevedeva standard igienici e di qualità delle merci. Merano infatti era ricca di mestieri, anche se Steinach rimaneva la parte più povera della città: fatta eccezione per il notaio, che viveva al Seisenegg, vi risiedevano il boia, le prostitute, i braccianti, i taglialegna, e moltissime lavoratrici. Pochi dei suoi abitanti pagavano le tasse, dato che queste erano appannaggio dei “cittadini” (il 10% della popolazione!), che le pagavano proporzionalmente alle proprie ricchezze, e nessuno di loro risiedeva nel consiglio comunale. Ma Steinach, il nucleo storico della città, restò sempre un luogo vivace, carico di amore per i propri abitanti», conclude Rina. Un quartiere di “ultimi” in cui nessuno veniva lasciato indietro. (s.m.)













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