L’arte è protesta Kiddy Citny da Berlino a rione Steinach 

La storia. Il murale completato pochi giorni fa è una scossa alle coscienze. Il suo autore è famoso nel mondo per avere dipinto il muro simbolo della guerra fredda prima del suo abbattimento «Le parole chiave sono responsabilità, passione, libertà, amore»


Jimmy Milanese


Merano. Sta destando molta curiosità il murales multicolore che da pochi giorni fa bella mostra di sé in vicolo Passiria, a pochi metri da un’altra opera in bianco e nero che dal 2006 i meranesi hanno iniziato ad ammirare. I colori di Kiddy Citny da un parte, l'alternanza bianco/nero degli artisti Blu ed Ericailcane, dall'altra. Molti cittadini si sono chiesti chi fossero gli autori di queste opere, in particolare dell'ultimo murales che rappresenta un'arca con di fronte una serie di personaggi che sembrano immergersi nell'acqua. All'inaugurazione dell'opera era presente lo stesso autore. Originario di Stoccarda ma cresciuto a Brema, Citny si è guadagnato fama mondiale nel 1985, quando assieme al suo amico Thierry Noir ha deciso prima di altri di pitturare le facciate occidentali del Muro di Berlino, città nella quale risiedeva dal 1976.

Kiddy Citny, da Merano a Berlino. Ma perché le venne in mente di dipingere il Muro?

L'azione, decisamente rischiosa perché in corso c'era una guerra fredda, in realtà era un tentativo di rinchiudere dall'esterno la parte Est di Berlino in una gigantesca opera d'arte.

Un messaggio al mondo che poco dopo cambiò il corso della sua storia.

Nel 1985 ho dipinto quelle mie teste alte oltre tre metri per sensibilizzare l'opinione pubblica sul fatto che un popolo con lo stesso passato e la stessa lingua fosse costretto a vivere in modo diviso. Una protesta che pochi anni dopo ha portato alla fine di quello scempio. Solo il fatto di dovere parlare di “due Germanie” era veramente qualcosa di non concepibile.

Poi, però, il muro è stato abbattuto fisicamente. Cosa ne è stato delle sue opere?

Pezzi di muro con frammenti dei miei murales sono ora in giro per tutto il mondo. Ad esempio, al MOMA di New York, ma anche nei vari musei tedeschi e in chissà quante case private. Va bene così, l'arte è per tutti. Rimane quell'azione di due incoscienti idealisti.

Ma le cose non andarono proprio lisce, vero?

Infatti. Una società di Berlino mise in vendita parte dei miei murales. Io feci causa alla società per avere parte del ricavato, ma solo perché secondo me quella vendita sarebbe stata un’azione speculativa che sfruttava la mia arte. Alla fine, forse per fermarmi, la società mi denunciò perché sosteneva che i miei murales avessero causato un danno a delle strutture di confine. Opere da loro definite semplici graffiti, ma venduti poi per circa mezzo milione di marchi.

Con Wim Wenders le cose andarono meglio.

Ne “Il cielo sopra Berlino” Wenders utilizzò una sezione del muro come cornice per le sue riprese e alla fine per quel film realizzai anche un brano, “Pas Attendere” con il mio gruppo di allora, gli “Sprung Aus den Wolken”.

Si può dire che la sua opera cambiò un poco Berlino?

È stata la prima forma d'arte di strada in una Berlino che poi sarebbe diventata meta di artisti. Sono anche critico su questa città. Ad esempio, oggi la parte di muro dipinta sta nel versante Est, non in quello Ovest. Allora, quella parte di muro era off-limits per tutti e in questo modo la storia della città è stata trasformata artificialmente nel suo aspetto sconcertante di allora che oggi non esiste più. Nessun senso storico!

Lei è stato tra i primi a creare arte online.

Ho cercato di collegare musica, movimento e installazioni. Per poi documentare visivamente quello che facevo. Venne l'idea di fissare tutto sui vecchi CD-Rom e con l'avvento di Internet misi il materiale in rete, anche se ora questo lo fanno tutti.

Tra i suoi temi, sempre un’attenzione per il mondo, rappresentata con figure umane

Perché dobbiamo proteggerlo, questo mondo. È il luogo nel quale viviamo noi ma soprattutto dovranno vivere le prossime generazioni che arriveranno, prima che questo salvataggio sia troppo tardi da realizzare.

Nella sua opera meranese lei ha messo molti sostantivi, perché?

Responsabilità, passione, flessibilità e libertà, amore. Sono sentimenti importanti che stanno cadendo in disuso: bene sottolinearli anche scrivendoli.

Ultimamente la abbiamo vista ad Hong Kong, altro fronte caldo: cosa ha realizzato?

Un muro. In febbraio sono stato a Hong Kong per dipingere un muro a favore della democrazia e ho seriamente rischiato di venire arrestato. Quando si manifesta, anche in modo pacifico, chi sta al potere vede in te come una minaccia, in quanto l'arte è il sistema perfetto per mettere a nudo le falle del potere, e allora diventa un pericolo da fermare.

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