L'INTERVISTA

L’avvocato Balzarini: «La mia vita? Zaino in spalla e solidarietà» 

Il personaggio. Il padre Aldo, primo cittadino a cavallo fra gli anni ’60 e ’70, assieme alla mamma Lia e altri amici ha fondato il gruppo Masci «Quei valori ci sono ancora, dobbiamo solamente riuscire a comunicarli»


SIMONE FACCHINI


MERANO. Altro che pantofole e televisione. Giorgio Balzarini, ex vicesindaco, un paio d’anni fa avrà pur fatto un passo indietro dalla scena politica, ma vuoi mettere quanto tempo libero in più da poter sfruttare?

Avvocato, 58 anni, family man. Sposato con Patrizia, tre figli: Nadia di 24 anni lavora, gli altri due studiano, Alessia di 22 Scienze politiche e Nicola di 20 ingegneria. Ma ora che al posto del consiglio comunale può guardare la Champions League o andare a mangiare una pizza senza dover votare sì o no per la funicolare, Giorgio non si stufa? «Macché, ci sono tante cose che mi tengono impegnato, e che si possono fare. Per se stessi e per chi ti circonda».

L’associazionismo è sempre stato un suo punto di riferimento.

E non poteva essere altrimenti.

Perché?

Per i valori che mi sono stati trasmessi dai miei genitori. Mamma emiliana, della provincia di Piacenza, padre meranese. Da loro ho appreso i valori della solidarietà, del servizio. Mettersi a disposizione degli altri.

Capisaldi dello scoutismo. Suo padre Aldo, sindaco dal 1966 al 1973, poi consigliere provinciale e regionale con la Dc. Vari trascorsi familiari nel gruppo scout Masci.

Sì, a Santo Spirito. Oggi sono il presidente del centro giovani Strike Up che opera nella parrocchia, l’avevo già fatto in passato. Mia madre Lia, assieme a papà e tanti altri amici, hanno fondato il gruppo Masci. Tante iniziative, attività e ideali che ancora oggi vengono portati avanti nascono da quel 1948.

Per esempio?

Penso al pranzo di Natale per le persone anziane, che il Comune continua a proporre sulla strada tracciata al tempo.

Torniamo agli scout.

Ho cominciato nel 1976, sono diventato capo scout, ruolo che ho mantenuto dal 1988 al 2000. Nel contempo avevo assunto la presidenza dell’associazione Centro giovani Strike Up di Santo Spirito. Poi lasciata per l’impegno politico e ripresa un paio di anni fa.

Quali ricordi?

Centinaia di persone conosciute, rapporti umani indissolubili. Con tanti meranesi, naturalmente, ma anche al di fuori della nostra provincia. Penso ai tanti campeggi, route o ai campi invernali alla colonia di San Viglio.

Dai, qualche racconto…

A San Vigilio. Si partiva da Lana, a piedi e zaino in spalla per il campeggio invernale. È negli scout che conosco Patrizia.

E fuori dall’Alto Adige?

Con don Michele Tomasi, oggi vescovo di Treviso: in Israele nel 2000 accompagnando una ventina di ragazzi. Avevo 35 anni. Un’esperienza incredibile, indimenticabile.

Scoutismo e politica. Tutt’e due si respiravano in casa.

Diciamo che la politica c’era, ma papà sostanzialmente glissava. Ne aveva abbastanza nell’affrontarla in prima linea, nella quotidianità, per non portarla anche eccessivamente in famiglia.

Eppure Giorgio Balzarini diventa consigliere comunale, capogruppo, presidente del consiglio municipale, vicesindaco, poi ancora consigliere…

D’accordo, ma è la politica intesa come servizio. L’esempio è quello di mio padre. Mettersi a disposizione degli altri. Lo dicevo prima.

Di quella lunga fase, quali sono le istantanee sulla copertina dell’album?

Il momento più impegnativo fu la fusione fra Azienda energetica e Sel per arrivare ad Alperia. Impegnativo e coinvolgente.

C’è poi il Giorgio sportivo.

Sì ma non nel calcio (sorride, ndr). Ci ho provato ma ho due “fantastici” piedi sinistri. Ho dato del mio con la presidenza dell’Holiday per una decina d’anni, una società amatoriale, creata e gestita da amici, anche questa nata per unire. Se invece parliamo di sport praticato, e di passione per il movimento, allora dico sci e montagna.

Le piace camminare, si dice.

Tantissimo. Con sei amici abbiamo percorso la Via degli Dei, il sentiero che collega Bologna a Firenze attraverso l’Appennino. Il prossimo in agenda è il Bari-Matera.

Camminare permette di riflettere, e di parlare con chi cammina assieme a te. Oltre naturalmente a vivere paesaggi che solo con lentezza si possono comprendere nella loro pienezza. Ah già, l’ultima “fatica” è stata la Merano-Cima Muta. Cinque ore circa. Una soddisfazione, e una meraviglia.

L’associazionismo, e torniamo daccapo, resta la sua stella polare, anche se non l’unica.

Senza dubbio. Da circa dieci anni mi interfaccio con Trait d’Union, sodalizio che si spende per l’integrazione. Inoltre svolgo consulenza legale per il consultorio familiare Kolbe da più di vent’anni.

Ma come si trova il tempo per coniugare tutti gli impegni?

Se uno vuole, il tempo lo trova.

A proposito, sembra che fra i giovani ci sia chi il tempo lo spenda spesso malamente.

Rispetto a 15-20 anni fa i ragazzi frequentano meno le associazioni. È un dato di fatto. Il contatto avviene sempre più attraverso i social network, e non fisicamente. Diventa più difficile interfacciarsi. Gli stessi educatori che lavorano con impegno nei centri giovani trovano difficoltà a intercettare i ragazzi. Dal punto di vista di molti di loro, è più facile seguire gli idoli social, o le influencer, che non le attività di un centro giovani. Ma i valori che tengono assieme la nostra comunità per fortuna ci sono ancora. Dobbiamo trovare il modo per comunicarli alle nuove generazioni. Ecco, l’associazionismo e lo sport possono essere una porta.













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