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«Non voglio ballare coi lupi, non sono mica Kevin Costner...»

L’allevatore bio Philip Thoma ha rilevato un maso in Alta Venosta: «Non si dorme tranquilli»


Silvano Faggioni


LASA. “Salta for lupo dal bosco, con la faccia nera nera, l'à magnà il più bel caprin che la pastora aveva...” Questa bellissima e triste strofa iniziale è molto conosciuta dagli amanti del canto popolare e soprattutto dagli appassionati dei cori di montagna. Il testo completo è spesso accompagnato da una splendida foto, realizzata dal grande fotografo trentino Silvio Pedrotti. Cantata per anni e anni, magari nelle gite domenicali in... corriera. Ma oggi non ha più il sapore della poesia e della fiaba. Anzi. «Non oso pensare all'eventualità che il lupo possa attaccare le mie pecore», afferma Philip Thoma, 46 anni, proprietario assieme alla moglie, di un maso (Psegghof) sopra l'abitato di Cengles, vicino a Lasa, in Val Venosta. «Lo abbiamo acquistato nove anni fa - racconta Philip - con tanti sacrifici. Sia io che mia moglie lavoravamo in città, nel settore alimentare-biologico, quando decidemmo di cambiare vita. Oggi abbiamo 600 galline allevate all'aperto che ci regalano sanissime uova. Abbiamo inoltre sei maiali di una pregiata razza grigia, che ci consentono di produrre uno speck da urlo (solo per le nostre esigenze e per qualche amico). Poi abbiamo anche le pecore, una quindicina, che girano libere attorno al maso. Ed è questo oggi il nostro problema - afferma preoccupato Philip - se salta fuori il lupo cosa facciamo? In questo periodo ho portato le pecore in una malga, dove ci pensa un amico. Ma anche lì non sono al sicuro. I recinti non servono a niente. I lupi sono troppo furbi».

Gli “alleati”, dal cane al... gallo
Philip può contare sull'affidabilità del cane, che abbaia appena si muove una foglia. Ma è chiaro che si vive un po' sul chi va là. I due figli vanno a scuola in fondovalle, li porta lui in auto al mattino. Non ci pensa proprio a lasciarli andare a piedi. Sarebbe bello, ma è troppo pericoloso. Di lupi, al momento, non si è sentito ancora parlare, ma possono spuntare fuori da un momento all'altro . Per quanto riguarda l'orso, «ci hanno detto che un esemplare è passato da queste parti, un po' sopra di noi». Oltre al cane, la famiglia Thoma può contare anche su alcuni galli con... gli attributi. Con orsi e lupi è un po' dura, ma magari gli schiamazzi funzionano.

Cacciatori e predatori: conflitti d’interesse
I lupi in Alto Adige - e la loro persecuzione - hanno una storia lunghissima alle spalle. Documenti al riguardo risalgono all'epoca carolingia (fine metà del primo millennio). I conflitti sono sempre stati... conflitti d'interesse. In tempi lontani , perché i lupi erano diretti concorrenti dei cacciatori, in seguito perché rappresentavano una minaccia per il bestiame. Come oggi. Un tempo caccia e pesca erano riservati a re e imperatori, ma con la crescita di potere delle contee fu data più libertà ai contadini proprietari terrieri di abbattere gli animali considerati pericolosi. Anche se ordinanze e leggi talvolta apparivano un po' strane o contraddittorie. Ad esempio, nel 1414 il duca Federico IV del Tirolo consentì l'abbattimento dei lupi, ma non degli orsi!

Nel XVI secolo: trappole per orsi, lupi e volpi
Solo nel 1507 si dispose la costruzione di trappole varie per la cattura di orsi, lupi e volpi. Nel 1526, a seguito delle guerre contadine, fu dato via libera all'abbattimento di questi animali, anche se poi, qualche anno dopo, nel 1532, esso venne consentito ai contadini solo su terreni di loro proprietà. Venne anche contestualmente deliberato che, in caso di necessità, si avvisasse il “Forstmeister” , il responsabile forestale del luogo.

Gli abbattimenti nell’Ottocento
Nel corso del 1500 e 1600 ci sono diversi documenti che parlano di presenza massiccia del lupo in Tirolo, in particolare in alcune vallate. Ma la situazione esplose letteralmente all'epoca delle guerre napoleoniche e decenni successivi. Si corse ai ripari senza mezzi termini. Tra il 1833 e il 1852 solo nell'alta Val Venosta vennero abbattuti 50 lupi! E proprio dalla seconda metà dell'800 in poi che i lupi scompaiono del tutto, un po' perchè la caccia - intesa come esclusiva dei signori - era stata di fatto liberalizzata, un po' (molto), perché le armi da fuoco erano diventate più efficaci e micidiali. Dopo oltre un secolo di assenza, il lupo farà ritorno nell'arco alpino con l'inizio degli anni Duemila. Vediamo prossimamente come si evolverà la storia. Sperando che l'ultima strofa della “Pastora e il lupo” rimanga solo un bel canto che ha fatto il suo tempo : “... ed allor si mise a piangere, e piangeva tanto forte, a veder il bel caprin, vederlo andare a morte”. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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