Pesistica e bici: grande festa per mezzo secolo in giallonero 

Venerdì l’anniversario. Dopo alcuni anni pionieristici, la società  venne fondata nel 1969: primo presidente fu Giancarlo Concin  Tantissimi i meranesi che hanno partecipato alla vita agonistica  del sodalizio: l’apice fu raggiunto con Norberto Oberburger



Merano. Sarà una grande occasione di festa quella in programma venerdì 31 maggio alle 15.30 al centro tennis di via Piave: l’Athletic Club celebra il mezzo secolo di un’attività che affonda le radici ancor prima della data ufficiale di nascita. Invitati all’appuntamento tutti i soci ed ex della compagine giallonera, ma anche tutti gli amici dello sport per brindare a uno dei sodalizi sportivi più longevi della città.

Gli albori.

L’Athletic Club Merano nasce nel lontano 1964 da precedenti esperienze di Enrico Pierotti che aprì la prima palestra di culturismo nel 1961. Nel 1964 apre l’Athletic Club, divenendo contemporaneamente il primo presidente di comitato della Fiap, che allora comprendeva pesi, lotta, judo, forse per questo cercando di praticare più discipline. Purtroppo non c’erano istruttori di livello e spazi sufficienti. Neppure per la pesistica che stentò quindi a decollare pur contando già su atleti di buon livello come Giuseppe Giarrizzo, Lorenzo Lorengo, Renato Sardella, Gianni Nicolao, Franco Donia e lo stesso Pierotti. Si dovrà però attendere il 1969, anno in cui la palestra verrà ceduta a Helmuth Larcher, Marco Zanol e Giancarlo Concin, per reimpostare in modo più specialistico il settore pesistica. A farlo fu proprio Concin che per alcuni decenni fu presidente dell’Athletic e del comitato. Con lui diventa un punto di aggregazione, vedi il team Val Passiria che miete successi in tutta Italia così ponendo una sicura ipoteca sul futuro della pesistica altoatesina. Il tutto nella storica sede di via Walther von der Vogelweide che diviene così, per cinquant’anni, un punto di riferimento per i meranesi che, attraverso la pesistica e l’utilizzo di sovraccarichi, cercano ancora oggi, nell’attuale sede al circolo tennis, un risultato agonistico o più semplicemente, ma di eguale importanza, un benessere fisico attraverso allenamenti mirati.

La maturità.

Fino a metà degli anni ottanta l’Athletic Club Merano è stato all’apice delle classifiche nazionali del sollevamento pesi olimpico con diversi atleti. Ricordiamo Massimo Bauer (piuma), Fabio Ragazzi (leggeri), Sandro Grinzato (medi), Luca Picelli e Adriano Zadra (mediomassimi), Christian Unterhofer (massimi leggeri), e tanti altri che formavano una forte squadra. Degno alloro della società fu chiaramente, in campo internazionale, la medaglia d’oro alle olimpiadi di Los Angeles ’84 di Norberto Oberburger che ha rappresentato l’apice agonistico dell’associazione giallonera.

Dagli anni ’90 la pesistica agonistica ha lasciato spazio a manifestazioni anche per dilettanti come quelle di “biathlon atletico” (distensione su panca e corsa sui 3200 metri) e distensione su panca – bench press sempre sotto l’egida della Fipe (federazione italiana di pesistica).

Contemporaneamente, dal 1987, si è sviluppata un’altra attivissima sezione: quella cicloturistica e cicloamatoriale. Oltre alla regolare attività sociale, in bici da corsa e mountain bike, gli appassionati conoscono il Tour d’Ortles (250 km di distanza e 5.500 metri di dislivello attraverso quattro spettacolari passi alpini: Stelvio, Gavia, Tonale, Palade: vi ha partecipato anche Dorina Vaccaroni, olimpionica della scherma), manifestazione internazionale organizzata dal club ed evento conosciuto in tutta Europa.

Il nuovo millennio.

Dal 2001, nella nuova sede di via Piave (Tennis Meranarena), l’attività sociale ha confermato il suo vigore e trovato nuovi soci. Diverse sono tutt’oggi le manifestazioni organizzate nelle discipline della pesistica e del ciclismo.

Oggi, con la nuova dirigenza, presidente Fabio Ragazzi nonché responsabile sezione pesistica, e del vice presidente Lino Gregori responsabile settore ciclismo, il futuro dell’Athletic Club pare davvero rivivere di nuova vita e di qualche sogno. Perché, come diceva Carl Sandburg, “nulla si avvera se prima non è stato un sogno”.

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