Sull’Ortles ricerche interrotte 

L’alpinista precipitato per 500 metri. Le operazioni di recupero del corpo sono state fermate dalle previsioni mete Il gestore del rifugio Coston aveva sconsigliato la scalata. Il Cnsas: «Non si può prendere la montagna alla leggera»


Sara Martinello


Stelvio. Le speranze sono ormai sepolte per l’uomo che venerdì è precipitato per 500 metri durante una scalata all’Ortles insieme al 22enne salvato dalla bufera, a 3800 metri di quota. Sepolte probabilmente sotto metri di neve, tanto che il Soccorso alpino di Solda ieri pomeriggio ha interrotto le ricerche. Perché anche gli angeli della montagna sono esseri umani, e i 40 centimetri di precipitazioni previsti per oggi sono troppi pure per loro.

Disperso nella bufera.

Il gestore del rifugio Coston, che dai suoi 2661 metri di quota è considerato base per la scalata alla cima più alta dell’Alto Adige, aveva raccomandato ai due di non sfidare la montagna. Ma non c’è stato niente da fare, nonostante il bollettino meteo e le raccomandazioni di chi l’Ortles lo conosce bene. Durante la scalata le condizioni meteo hanno virato al peggio, e uno dei due alpinisti è precipitato nella tormenta di neve per almeno 500 metri. L’altro, non sentendo più risposta ai richiami, ha avvertito i soccorsi. Solo una manovra rischiosa sfruttando una piccola schiarita ha permesso al Pelikan 1 di recuperarlo, ormai quasi assiderato. E le speranze di ritrovare il compagno di scalata in vita si sono fatte sempre più fioche, tanto da determinare l’interruzione delle ricerche nel pomeriggio di venerdì.

Le operazioni di ricerca.

L’operazione di recupero è ripresa ieri mattina. Dieci i soccorritori alpini di Solda che divisi in tre gruppi hanno ricominciato la perlustrazione della zona, poco distante dalla vetta. «Abbiamo cercato il costone dal quale è caduto – dichiara Olaf Reinstadler – per capire quanta neve potesse avere sopra di sé. Le valanghe potrebbero averlo seppellito sotto metri di neve, senza contare che per domani (oggi, ndr) sono previsti altri 40 centimetri di precipitazioni». Il rischio c’è anche per i volontari del Soccorso alpino . «Appena iniziate le ricerche c’era ancora l’idea che potesse essere vivo. Abbiamo rischiato di più. Ma sapendo che l’alpinista disperso è morto, ecco, è diverso. Domani non usciremo».

Il rispetto della montagna.

Il 22enne recuperato, un giovane residente nella Renania Settentrionale-Vestfalia, venerdì è stato portato all’ospedale di Silandro in stato di choc. Non ha saputo dire molto, anzi, ma l’unica cosa certa, come conferma Reinstadler, è che lui e il secondo alpinista non erano legati. «Non si può affrontare l’Ortles alla leggera – interviene il presidente provinciale del Cnsas, Giorgio Gajer –. E in generale non lo si può fare con la montagna. Ormai ci sono bollettini meteo precisissimi, sistemi di localizzazione all’avanguardia come il Recco, le campagne di prevenzione che noi come Soccorso alpino facciamo ogni anno su scala nazionale. E poi per cime come l’Ortles ci si deve affidare a guide alpine o ad accompagnatori, bisogna attrezzarsi adeguatamente ed essere in grado di proteggersi finché non arrivano i soccorsi».

Già, perché chi rischia, poi, sono i soccorritori. «Volontari disponibili ventiquattr’ore su ventiquattro, 365 giorni l’anno». Al bisogno i membri di Cnsas e Bergrettung abbandonano famiglia e posto di lavoro per aiutare il prossimo, mettendo a repentaglio le loro vite sotto valanghe e frane. Lo sanno bene alla stazione di Solda, «una delle nostre eccellenze – riprende Gajer –. Da Solda e dalle stazioni dei dintorni partono per affrontare non solo la montagna più alta dell’Alto Adige, ma anche il gruppo del Cevedale, ghiacciai perenni e molto altro». Agli amanti della montagna sono d’aiuto anche le app per cellulari: «Il sistema GeoResQ richiede solo di aprire l’applicazione. Parte la chiamata al numero per le emergenze, si viene localizzati immediatamente e le coordinate sono spedite alla centrale dei soccorsi. Siamo una delle poche regioni coperte dal servizio, usiamolo».

Resta il tema della montagna. Aspra, severa, immobile e tiranna insieme. Nata dallo scontro delle placche, affilata dai venti. E gli uomini alla conquista della natura. «La montagna va rispettata. E va ricordato che il Soccorso alpino è fatto di volontari, di esseri umani. Negli ultimi anni sono scomparsi tanti soccorritori, soprattutto in Trentino: il rischio c’è anche per noi».













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