Sulle targhe c’è la grande storia 

Odonomastica. Presentato al pubblico il secondo volume della collana Merabilia, di Pietro Fogale e Johannes Ortner Un libro di curiosità che vanno dalla medievale via delle Corse a via XXIV Maggio a Sinigo, unico esempio in Europa



Merano. «Quella dell’odonomastica è una dinamica lenta che a volte precipita», la premessa dello storico Pietro Fogale durante l’incontro di presentazione di “Meran/o – Straßennamen und ihre Geschichte/Storie di strade”, il secondo volume della collana Merabilia, edita dal museo di palazzo Mamming, scritto da Fogale e dall’antropologo Johannes Ortner. Presente alla serata anche il sindaco Paul Rösch, etnologo e fautore dell’opera. Perché «un libro che raccoglie le storie dei nomi delle vie permette di accrescere a mano a mano l’amore per la propria città», spiega. Tra il pubblico, Massimo Santoro, con Dario Rossi curatore del compendio che insieme al lavoro documentale di Manfred Kilian ha spianato la strada a questo libro-thesaurus bilingue. Attraverso la storia odonomastica, il volume (disponibile nelle librerie) racconta come dal Medioevo a oggi i grandi eventi nazionali ed europei si sono riverberati sugli equilibri sociali della piccola città sul Passirio.

Premessa fondamentale è che dietro ogni nome non c’è solo un’etimologia, un’origine. C’è anche e soprattutto un valore, uno spirito, nota Ortner. «I nomi hanno una loro continuità, non vengono dati ex novo». Nel medioevo accanto a via Portici e a via delle Corse avevamo un Fleischgasse o una Kapellenweg. Si prendeva spunto da ciò che nella via si trovava. Con la Rivoluzione francese, la svolta da nomi poveri di significato ad altri, dotati di un duplice scopo: da una parte con un “Marie-Valerie Anlage” si poteva rendere onore alla principessa austroungarica, dall’altra si ricordava agli abitanti dell’impero – fino ai suoi lembi più periferici – che erano, appunto, sudditi dell’impero. Oppure si potevano corroborare i legami con le potenze straniere, come testimonia la ridenominazione della Kaiserstraße in Kaiser-Wilhelm-Straße nel 1915, quando Merano si trova nelle vicinanze del fronte.

Avvicinandosi al ‘22 le autorità italiane richiedono con forza sempre maggiore una traduzione. E non sempre i risultati soddisfano: Winkelweg diventa “via dell’Angolo”, un po’ troppo letterale, e “corso Arringo” (per Rennweg) viene subito modificato perché suona troppo arcaico. Quando arriva una direttiva che chiede che in ogni città ci sia una via Roma, lo zelante podestà Massimiliano Markart può rispondere con orgoglio: «Già fatto». Romanità, guerra, ascesa del fascismo. Sempre pochissimi i nomi di età risorgimentale, perché il fascismo considerava il Risorgimento su un piano secondario rispetto alla “vera” rivoluzione, quella della marcia su Roma. Curiosità: a Sinigo, tra nomi di poderi, eroi italiani, battaglie e territori irredenti c’è l’unico esempio europeo di “via XXIV Maggio”, la data dell’entrata in guerra.

Nel dopoguerra la commissione per la ridenominazione, presieduta da Bruno De Angelis, stabilisce 40 nuovi odonimi. Steinach protesta, rivuole Kanalgasse e Seiseneggasse. Nel 1958 pure l’Heimatschutzverein cerca di fare pressioni per sostituire Cadorna, Huber, 4 Novembre, ma senza successo. Restano più soddisfatti i vertici della Sparkasse, con l’omonima via a sostituire la Marktstraße. Anche la pace etnica deve trovare corrispondenza nel territorio urbano, così Verdi, Rossini e Bellini vengono “bilanciati” da Mozart e Haydn (con l’aggiunta del roveretano Zandonai negli anni ‘70). Lo stesso ragionamento vale per le vie dei letterati. E le donne? Dal 1989, quando Federico Steinhaus riuscì a far istituire via Anna Frank, la strada è stata tortuosa. Testimonianza del genius politico dei luoghi, le vicende dell’estate scorsa intorno via Cadorna. S.M.

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