L'INTERVISTA daniela missaglia 

Violenza di genere, «L’amor proprio l’unico antidoto» 

Appuntamento a Merano. Prosegue la rassegna di incontri sui grandi temi dell’attualità: al Pavillon des Fleurs arriva martedì la specialista nel diritto di famiglia e autrice di “Crimini d’amore”


Sara Martinello


Merano. Recrudescenze del fascismo, cambiamento climatico, femminicidi e famiglia. Si muove nella scacchiera dell’attualità “Appuntamento a Merano”, la rassegna di incontri con sei tra i protagonisti della cultura e del dibattito pubblico in Italia, in Austria e in Germania.

Dopo l’incontro tra lo scrittore e musicista austriaco Daniel Wisser e Markus Fritz, sostituto direttore dell’Ufficio biblioteche e lettura della Provincia, martedì 9 sarà la volta di Daniela Missaglia, avvocata matrimonialista e cassazionista specializzata in diritto di famiglia e in diritto della persona, ma anche ospite di trasmissioni televisive sulle reti Rai e Mediaset, oltre che presenza importante sulle pagine di diversi giornali e al microfono di alcuni network radiofonici. A intervistarla nella cornice del Pavillon des Fleurs sarà Sandra Bortolin, ex giornalista di Rai 3 Regione, come Missaglia impegnata da anni sul fronte dei diritti delle donne.

Già il curriculum di autrice dell’avvocata milanese parla chiaro: ha pubblicato “Scarti di famiglia” (Rizzoli, 2012), “Un avvocato per amica” (Cairo, 2013), “La chimica della violenza” (Controcorrente, 2014), “Le unioni civili dopo i decreti di attuazione” (Giuffré, 2017) e “Ingiustizia familiare” (Cairo, 2018). Al pubblico del Pavillon des Fleurs Missaglia presenterà “Crimini d’amore. Il confine tra lecito e illecito nei sentimenti”, il suo ultimo libro, uscito da poco per i tipi di Cairo.

Quando l’amore diventa, o è, desiderio di possesso su una persona? Quali sono gli strumenti a nostra disposizione per individuare il limite?

«L’amor proprio, unico antidoto. Solo una forma d’amore ne contrasta efficacemente un’altra, e l’amore malato è letale perché è in grado di annullare il raziocinio. Volersi bene è l’unica via d’uscita per salvare se stessi da un cortocircuito emozionale deviato che distrugge le vittime e chi sta loro intorno».

I fatti di cronaca che riportano violenze sulle donne - anche nell’ambito della famiglia - sembrano sempre più numerosi e preoccupanti. C’è stato negli ultimi anni un mutamento nella sensibilità dell’opinione pubblica, oppure si tratta di un’impennata delle violenze?

«Entrambe. Certamente si è assistito a una rivoluzione culturale rispetto a un tempo in cui la donna tendeva a subire in silenzio, senza denunciare, e questo ha condotto a una maggiore percezione del fenomeno. Però è anche vero che lo svuotamento valoriale di una società secolarizzata ha amplificato l’incapacità degli uomini (o anche delle donne, mi viene in mente il caso dell’amante di Brescia che ha pianificato la vendetta verso l’ex moglie dell’amante) di elaborare la sconfitta sentimentale, il tradimento, il non essere “amati”».

In quale misura una denuncia può aiutare altre persone a far emergere abusi subiti?

«Sotto ogni profilo. Perché, nei casi più gravi, può mettere il violento in condizione di non nuocere e lo sottrae alla società e alla reiterazione del reato, essendo la violenza di genere uno dei crimini a più alto indice di recidiva. Inoltre può dare la forza a chi ne diventi vittima di emulare l’esempio di coloro che hanno reagito alle violenze».

Gli attuali strumenti di tutela dei minori nati da unioni che sfociano in violenza sono efficaci?

«Non sempre, e la giurisprudenza è in evoluzione continua, sia civile sia penale. Come accennato prima, per fortuna c’è una sensibilità amplificata che, negli ultimi anni, ha contribuito a tenere acceso il dibattito e a proporre iniziative sempre più efficaci. Il problema sono i tempi dell’intervento: tanto più rimarranno dilatati, quanto più elevato sarà il rischio che si consumi una tragedia o che i minori coinvolti assistano o subiscano a violenze che li segneranno per sempre».

Proprio pochi giorni fa, Spadafora ha detto che il Ddl Pillon “è archiviato”, aggiungendo che “adesso bisogna scrivere un nuovo testo”. Quali erano i limiti del provvedimento Pillon rispetto al tema della violenza domestica? Quali riforme potrebbero essere necessarie in questo senso?

«Il Ddl Pillon era totalmente squilibrato, concependo automatismi che mal si sarebbero potuti conciliare con situazioni di violenza domestica, sottraendo al giudice il prezioso potere discrezionale che permette di distinguere e regolamentare in modo distinto le specifiche peculiarità di ogni vicenda familiare, con il rischio di danneggiare i soggetti più deboli. Per contrastare il fenomeno della violenza domestica occorre continuare sulla linea tracciata dalla Convenzione di Istanbul del 2011, primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, che riconosce questa forma di violenza come forma aggravante e discriminatoria, in parte recepita già a livello normativo in Italia nel 2013. Soprattutto, come ho già detto, gli strumenti di intervento devono essere sempre più rapidi affinché una denuncia non rimanga lettera morta nelle procure e il violento abbia così il tempo di completare la propria opera distruttiva».

La rassegna “Appuntamento a Merano”, promossa dalla Biblioteca civica, dall’assessorato comunale alla cultura e dall’associazione Passirio Club, proseguirà il 16 aprile con Sina Trinkwalder (incontro moderato dal sindaco Paul Rösch), il 18 con Michela Murgia (al teatro Puccini), il 25 con Andrea Heistinger e il 26 con Luca Mercalli. L’ingresso è sempre libero; gli incontri cominciano alle 20.30.

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