Il caso

Voti sotto il 4, caos nelle scuole. Il sovrintendente: «Decidono gli istituti»

Tensione dopo la mobilitazione dei docenti del liceo Torricelli contro l’abolizione delle valutazioni più basse. L’assessore Vettorato: «Prevale l’autonomia scolastica». Gli studenti: «Valutare la conoscenza finale»



BOLZANO. Voti sotto al quattro: una lezione o una condanna? «Per ora una gran confusione», dice Alessandro Ciriola, fuori dal liceo Torricelli. 18 anni, frequenta la quinta, e la sua è una delle poche voci fuori dal coro dei ragazzi, generalmente favorevoli all'abolizione del 3 e del 2. E davvero su questa vicenda si è aperto un polverone giuridico. La legge provinciale n. 12 del 29 giugno 2023, voluta dall'assessore Philipp Achammer, ha esteso alle scuole superiori la normativa già in vigore nelle scuole di primo ciclo, per la quale la valutazione degli alunni avviene sulla base di una scala di voti da 4 a 10.

Il caso è esploso lunedì con i docenti del liceo scientifico Torricelli, che hanno scritto una lettera aperta. Qui contestano la decisione della Provincia, presa - dicono - senza consultare chi con le valutazioni lavora in prima linea. Alla chiamata hanno risposto molti altri professori, e tra lettere e raccolte firme nei licei di lingua italiana della provincia sembra non si parli di altro da giorni.

A confondere le acque arriva la risposta dell'assessore alla Scuola italiana Giuliano Vettorato, che dichiara di «non capire la preoccupazione di alcuni dirigenti scolastici», visto che sono proprio loro, per il principio dell'autonomia scolastica, a «decidere se applicare o meno il nuovo criterio». «Ogni collegio docenti ha deliberato», spiega il sovrintendente scolastico Vincenzo Gullotta, «La legge è legge e deve essere applicata, ma ogni istituto ha libertà di movimento sul proprio regolamento interno».

Nel caso delle valutazioni negative, l'escamotage sembrerebbe stare nella libertà di ogni collegio docenti di decidere se accompagnare il 4 con una nota aggiuntiva, che apparirebbe quindi sul registro, e in cui verrebbe chiarito il livello di gravità dell'insufficienza e spiegato il motivo. «Funzionale se l'obiettivo è quello di aiutare i nostri ragazzi a comprendere gli insuccessi e migliorare», prosegue Gullotta, che conclude: «Sarebbe utile parlare direttamente con i docenti autori della lettera e capire cos'è andato storto».

A delinearsi è un quadro sempre più confuso. E il rischio, come spesso accade, è che le conseguenze ricadano sui ragazzi. «La maggior parte degli insegnanti sono contrari a questa decisione, che considerano caduta dall'alto. Il clima è teso e questo si riflette all'interno delle classi», spiega un docente di un liceo bolzanino che preferisce restare anonimo, «Se il voto minimo è il 4, di conseguenza anche il cinque si allontana dalla sufficienza. Temo che quest'anno, agli scrutini, ci saranno meno insufficienze lievi "graziate", e di conseguenza più alunni rimandati, o peggio, bocciati».

Ma cosa ne pensano i ragazzi? «Ho sentito che hanno tolto i voti per un discorso psicologico, io non sono d'accordo. In più è stata una cosa improvvisa, non ce lo aspettavamo e sta creando un po' di disordini a scuola», racconta Ciriola uscendo dal Torricelli. «Sinceramente credo sia giusto abolire i voti sotto il 4», risponde Alessandro D'Agostino, del liceo Torricelli, «Ci sono troppi fattori che influiscono su una prestazione. E se prendi un voto come un 3, un 2, o addirittura un 1, allora ti sei giocato completamente una materia. E magari nemmeno c'entra del tutto lo studio». Fuori dal liceo scientifico quasi tutti gli alunni sono d'accordo con il compagno. «Ci sono aspetti sia positivi sia negativi», commenta Gaia Guzzi del liceo classico Carducci, «Sicuramente abolire i voti sotto al 4 permette agli studenti di recuperare più facilmente una eventuale insufficienza però, d'altra parte, rischia di appiattire le sfumature tra i diversi voti, provocando una valutazione meno meritocratica. Ritengo che ci potrebbero essere soluzioni più efficaci rispetto alla abolizione dei voti troppo bassi», prosegue Gaia Guzzi, «come, ad esempio, non applicare la media matematica oppure, se si ottiene un voto insufficiente e successivamente si svolge una prova di recupero, basare il voto finale solo su quest'ultima, in modo da valutare non le singole prove ma la conoscenza finale dello studente sull'argomento». M.A.













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